27 Dicembre 2024
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Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu

Punto a Capuo

Tutti i punti interrogativi d’Israele

10.10.2023

Che cosa fare? È una domanda atroce quella che attraversa Israele. Perché, se la risposta più ovvia è farla pagare a Hamas e cancellarla, tutti gli svantaggi delle guerre asimmetriche emergono come un tormento. Bombardare? Israele lo sta facendo e molto spesso avverte che quel palazzo sta per essere colpito (è una democrazia, quella che affronta un nemico terrorista) per evitare vittime civili. Ma così si salvano anche i miliziani. E la misura non basta a evitare vittime civili.
Puoi radere al suolo una terra densamente popolata nella quale migliaia di miliziani si nascondono in mezzo a quasi due milioni di civili? In un certo senso Hamas tiene in ostaggio, oltre a un centinaio di israeliani, anche il suo stesso popolo, usandolo come uno scudo umano.
Credete che non avessero previsto la risposta israeliana? È che gli va bene, approfondisce il solco di odio, tanto peggio tanto meglio. Puoi entrare via terra ma le perdite da entrambe le parti non possono che essere molto alte, e devi sperare che l’Egitto apra la frontiera a migliaia di civili in fuga, ciò che ti consentirebbe di muoverti più liberamente nello scovare covi e provare a liberare ostaggi. Nelle guerre ho imparato che devi provare a ragionare con la testa del nemico, per vincerlo.
Cosa si aspetta Hamas? Quello che sta succedendo: istigazioni al confine nord con il Libano, abbastanza da tenere impegnate una parte delle forze nemiche. Bombardamenti subìti a Gaza, con le immagini di bambini morti e feriti, per scaldare le piazze arabe. E soprattutto il peggiorare della situazione nella West Bank, la Cisgiordania. Scontri sono segnalati a Hebron e Qalqylia: la tremebonda Autorità Palestinese è sopraffatta dall’iniziativa di Hamas. Se scoppia la Cisgiordania, Hamas ha vinto anche il secondo atto di questa guerra, che vuole rendere permanente. Se Israele vuole vincere, deve usare durezza tattica senza smettere di interrogarsi sul dopo: impossibile non negoziare con qualcuno, che sia Abu Mazen o il Qatar, con l’obbiettivo di arrivare prima o poi all’unica convivenza possibile, due popoli e due Stati.

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