2 Gennaio 2025
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Cronaca

Distruggere con la disinformazione, ultimo traguardo della post-verità

30.10.2023

René Magritte, La trahison des images (1928-1929; olio su tela, 63,5 x 93,98 cm; Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art)

La verità è il primo obiettivo sensibile della propaganda di guerra. Quando l’informazione è preziosa, la disinformazione si estende a macchia d’olio e i social network diventano quartier generale per diffondere, con arte, una marea di falsità.

Il tragico gioco delle ostilità cariche d’odio, tra attacchi, rivendicazioni e rivalse si ripete. Nel mondo sono oltre 6901 i conflitti attualmente in corso: guerre aperte e civili, dispute territoriali, lotte armate e terrorismo. Di certo, non si può rimanere indifferenti davanti a piogge di bombe, distruzioni, scene raccapriccianti di centri martoriati da violenze vili con vite umane perdute. Mentre s’insinua la convinzione che in ogni guerra ce ne sia un’altra che si gioca sul terreno virtuale della comunicazione:

la propaganda e le strategie di manipolazione dell’opinione pubblica. Con una realtà immutata, a partire da uno scritto (2500 anni fa) di Eschilo «In guerra la prima vittima è la verità», fino a

«Ogni volta che c’è un evento importante e l’informazione è preziosa, la disinformazione si diffonde a macchia d’olio», del prof. Pennycook della Cornell University.

Veicolate da tecniche sempre più complesse, le pseudoinformazioni dilagano, intrecciando fatti autentici con bufale o dicerie, in una miscela di vero e falso difficile da secernere. Si sa, l’utilizzo della propaganda di guerra è fondamentale per indirizzarne in positivo le sorti e convincere il proprio popolo a combattere il nemico, ma oggi tutto si è acutizzato sul crinale della post-verità e repressione delle libertà, previo condizionamento della stessa percezione di ciò che accade realmente (Reporter Senza Frontiere, Rsf).
Così l’informazione diventa speculare alla disinformazione, in un gioco di sponda, tanto che fake news, notizie manipolate, distorte o ingannevoli, diventano nuove armi nelle cosiddette “guerre ibride”, facendosi largo nel “campo di battaglia” virtuale dei social network, i soli a garantirne immediata e pervasiva diffusione.

La regola è: falsificare, inquinare, mistificare, dissimulare. Eccoli, allora, gli account fasulli (autolegittimatisi) disseminare un flusso continuo di filmati, videogiochi di guerra contrabbandati dai media come immagini reali, “premiati” come breaking news da centinaia di migliaia di visualizzazioni anche per immagini datate.

Tra le concause di questa situazione c’è il crollo di affidabilità e di controllo interno da parte della piattaforma Twitter, rinominata X (acquisita da Elon Musk nell’ottobre 2022), dopo aver smantellato ogni sistema di verifica dei contenuti. Poi, semmai, si scopre che la logica sottesa a questo fasullame è tutt’uno col meccanismo per garantire un flusso di traffico verso i propri account e relativo interesse economico. Il successo online paga (nel caos). Se Facebook, Instagram, Tik Tok, cercano di frenare distorsioni e diffusione di immagini terrificanti, Telegram per scelta non censura nulla, mentre Twitter/X, al di là dei buoni propositi, nicchia, intento com’è a tutelare il proprio ruolo di fonte d’informazione per giornalisti, politici, influencer, con notizie rilanciate sulle piattaforme social, sui giornali o in tv.

Dalle foto modificate con Photoshop ai video manipolati attraverso sofisticate tecniche di artificial intelligence, a fronte di fotoreporter o videomaker free lance, le fonti inaffidabili godono di protezione e visibilità impensabili, favorite da algoritmi, capaci di generare interesse, discussione e traffico sulla Rete.

Aver trasformato l’informazione in una disinformazione in attesa di rettifica, sicuri che la prima notizia resti nella pancia più a lungo della smentita, lascia stupiti e obbliga a ripensare ad un ecosistema informativo più valido. Ma il pensiero, ora, vola a chi soffre con un destino in fiamme.

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