21 Novembre 2024
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Santa Chiara d’Assisi, l’attrazione alla “Via” della ricchezza imperitura

I tratti della vita di Chiara utili per accorciare la distanza con il nostro tempo. La sua scelta di rinunciare a un matrimonio con la vita agiata per un altro “matrimonio” con il Signore tramite la figura di San Francesco.

È la Domenica delle Palme del 1211 o 1212 e la giovane Chiara d’Assisi fugge da casa per raggiungere, alla Porziuncola, Francesco. Rinuncia a un matrimonio deciso per suo conto, a una vita agiata per intraprendere la “Via” della ricchezza imperitura. Non sono soltanto rappresentanti del mondo “politico” le personalità di spicco ricordate, a distanza di secoli, per le loro sorprendenti gesta, ma anche “animi” risoluti e devoti che percorrono cammini a noi paralleli, seminando curiosità nel cuore delle genti. Santa Chiara è uno di questi e, dopo ottocento anni dai fatti storici che l’hanno vista protagonista, fa ancora parlare di sé.

Il libro di recente pubblicazione “Santa Chiara d’Assisi”, edito da Itaca Edizioni, è scritto e illustrato dalla Clarisse di Città della Pieve. Lo spirito che muove la singolare esperienza di vita è attuale, spiegano le autrici, grazie alla loro vocazione e presenza nei monasteri che disegnano la skyline delle nostre città d’arte. Incuriosisce anche molti laici che fanno propria la “missione” evangelica solidale e perfino ecologica di San Francesco, permeando la cultura di un popolo. Il perché della “paradossale” visibilità del tentativo, riuscito, di “nascondimento” dall’apparente “vanità” del mondo ci è spiegato dall’arcivescovo di Perugia e Città della Pieve (e giornalista) Ivan Maffeis.

Quali sono i tratti della vita di Chiara utili per accorciare la distanza che separa la vita, aderente alla stessa vocazione, di un monastero, dallo stile più “moderno”?
«Io credo che quando ci mettiamo dinanzi a figure come quella di San Francesco e Santa Chiara restiamo sempre affascinati. Forse perché la nostra vita, per certi versi, è lontana da quella capacità di andare all’essenziale del Vangelo e della vita quotidiana; forse perché, grazie a Dio, siamo stanchi di tanto rumore e di tanto correre senza che ci siano delle ragioni, a volte. Ci accorgiamo che la nostra vita è un po’ come in un ingranaggio che fa fatica a dipanarsi, a restituire un filo, una continuità. Credo che le loro vite continuino a parlare come parla davvero il vino buono in cantina che ha un suo gusto, un suo sapore e un suo profumo legato all’invecchiamento. È un vino che non inacidisce. Sono quindi due punti luminosi essenziali».

Una storia di attrazione, nella Chiesa, quella tra Chiara e Francesco. Oggi le personalità religiose possono ancora esercitare questa forma di richiamo?
«Se il Vangelo corre anche oggi corre per attrazione, come ci ricorda sempre Papa Francesco. L’attrazione passa attraverso il volto di una madre, di un anziano e di un volontario, attraverso la “mitezza” che, in un tempo aggressivo come il nostro, diventa quel “di più” che cerchiamo. Non dobbiamo pesare al leader carismatico, serve anche quello, ma a vite donate nella semplicità del quotidiano. Quando incontri persone di questa profondità capisci che vale la pena cercare di capirne il segreto, un segreto che passa, spesso, semplicemente attraverso una vita cristiana».

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