03.01.2024
Ottimismo scientifico. Rispetto alle cure tradizionali la nuova scoperta “allena il sistema immunitario contro il tumore”, agendo direttamente sulla malattia e non sulla sua prevenzione.
Nella lotta dell’Uomo contro il cancro, una delle battaglie più difficili è quella contro il melanoma. La forma tumorale più grave tra quelle che colpiscono la pelle nel solo anno 2020 ha fatto registrare circa 325 mila nuovi casi e provocato ben 57 mila decessi. Motivo per cui la scienza è alla costante ricerca di rimedi che possano rivelarsi utili. E uno di essi è un possibile vaccino, ancora in fase di studio, ma che potrebbe arrivare nel giro di pochi anni. Oltretutto con un funzionamento in parte diverso rispetto a quelli che lo hanno preceduto. Si tratta, infatti, di un vaccino “terapeutico”, che, a differenza di quello tradizionale, non lavora sulla prevenzione della malattia bensì agisce su di essa. In più, ha la funzione di allenare il sistema immunitario a combattere, o resistere, rispetto all’entità che lo sta attaccando. Un modo di operare che viene più istintivo associare ai virus, ma che anche nell’ambito oncologico (e nella fattispecie del melanoma) sta facendo registrare risultati molto promettenti.
Lo dimostrano i risultati di uno studio che ha combinato il farmaco immunoterapico Keytruda di Merck con il vaccino terapeutico sperimentale su cui sta lavorando Moderna. Sono stati coinvolti 157 pazienti affetti da melanoma in stato avanzato, con il risultato che in tre anni i rischi di recidiva o di decesso sono calati del 49%. Risultati anche maggiori rispetto al monitoraggio biennale, che si era fermato al 44%. La vera rivoluzione del vaccino nasce dal suo funzionamento “individualizzato”. In sostanza il farmaco individua il genoma del tumore nell’organismo del singolo paziente e qui identifica la specifica mutazione contro cui entrare in azione. Indipendentemente dallo sviluppo del melanoma, insomma, il rimedio farmacologico si attiva. E lo fa «allenando» il sistema immunitario contro il tumore.
Decisamente ottimista è parso Stephane Bancel, amministratore delegato di Moderna, il quale ha parlato con l’agenzia AFP immaginando una possibile distribuzione del vaccino anti-melanoma già nei prossimi due anni: «Man mano che trascorre il tempo, stiamo verificando una differenza nella sopravvivenza che aumenta sempre di più. Rispetto al miglior prodotto attualmente in circolazione, una persona su due sopravvive. In oncologia questo è un dato colossale. E con un’approvazione accelerata, in alcuni Paesi il prodotto potrebbe essere lanciato già entro il 2025».
Chiaramente, il tutto deve prima affrontare e superare almeno uno step ulteriore. Al momento sia la Food and Drug Administration statunitense sia l’Agenzia europea per i medicinali hanno sottoposto il vaccino anti-melanoma a un percorso di revisione accelerato, mentre Moderna ha previsto per il 2024 una “fase tre”. Quest’ultima comporterà una fase di sperimentazione più ampia, che coinvolgerà non più un centinaio, ma circa mille persone. Un passo importantissimo per capire se davvero ci si stia avvicinando a un rimedio magari non definitivo, ma quantomeno efficace contro una delle forme tumorali più spietate che l’umanità conosca.