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Economia, Lavoro, Salute

Gli straordinari, cultura fallimentare

24.01.2024

Gli straordinari snobilitano l’Uomo, e producono meno. Evidenti prove dimostrano che lavorare per troppe ore, non soltanto espone i lavoratori a problemi di salute, ma presenta anche una resa inferiore in termini di produttività. Inefficienti sono anche le riunioni durature. Le analisi.

Il lavoro nobilita l’Uomo, ma con tutte le cautele del caso. Ciò che un vasto sondaggio ha dimostrato, infatti, è che aumentare le ore in ufficio ha un effetto negativo su coloro che decidono di sottoporsi a questo tipo di sforzo. Soprattutto se ciò avviene fuori dai turni prestabiliti e, quindi, concedendosi gli straordinari.
A confermarlo sono stati gli oltre 10 mila dipendenti che hanno deciso di prendere parte a un recente sondaggio del Workplace Lab di Slack. Ebbene: è emerso che i punteggi di produttività di chi lavora entro gli orari prestabiliti sono superiori del 20% rispetto a chi sente l’esigenza di sforarli. Chi è abituato agli straordinari, peraltro, è esposto al doppio del rischio di incorrere in alti livelli di stress o di burnout. Con conseguenze, quindi, non solo sulla resa lavorativa, ma soprattutto sulla propria salute.
Il motivo della ricerca, esposta al Future Forum di Slack, è di contrastare una tendenza divenuta particolarmente frequente dopo il Covid. La costante reperibilità dei dipendenti che lavoravano da casa in epoca di smart working obbligato, ha indotto i loro responsabili a chiedere maggiore produttività e soprattutto che essa fosse garantita con minori vincoli orari. Questo non ha però aumentato i loro risultati, anzi.

Infatti, lo studio ha evidenziato che la massima resa è arrivata da parte di chi lavora per quattro ore, superate le quali la concentrazione cala. Particolarmente nocive sono invece le riunioni superiori alle due ore consecutive, che provocano solo sovraccarichi e nulla aggiungono alla produttività. Questi dati sono peraltro confermati nientemeno che dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute), secondo cui sforare le 55 ore di lavoro a settimana non solo produce cali di rendimento, ma espone a maggiori rischi di incorrere in malattie cardiache fatali (17%) o addirittura ictus (35%).
Ad analizzare i risultati dello studio è stata Christina Janzer, vice presidente del dipartimento di ricerca e analisi del Workforce Lab di Slack: «Per convenzione si è sempre creduto che per produrre di più si debba lavorare di più, ma in realtà non è così. La produttività non è lineare, infatti il 75% di chi ha partecipato al sondaggio denuncia una flessione della qualità del proprio lavoro tra le 15 e le 18. Sono dati che ci danno la possibilità di riflettere su come le persone gestiscono il proprio tempo durante i propri turni in ufficio».
Fondamentale, secondo lo studio, sarebbe quindi il diritto alla non reperibilità del lavoratore fuori dai propri turni. Per questo, anche uno strumento utilizzato soprattutto in ambito lavorativo come Slack prevede impostazioni di non disturbo, aggiornamenti di stato e strumenti di invio programmato. «Chi è chiamato a stabilire e soprattutto recepire queste regole di base della quotidianità, però, sono in massima parte le aziende, i team di lavoro e in generale la cultura che si è sviluppata negli ultimi tempi. E che si è spinta troppo in là», ha concluso Janzer.

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