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Cronaca, Società

Proteggiamo il patrimonio dei “piccoli Comuni”

25.01.2024

Val d'Orcia, patrimonio Unesco.

Il 70% dei nostri Comuni italiani a rischio marginalità. L’allarme sollecita l’attenzione del Presidente Mattarella e di Papa Francesco che si sono uniti all’appello.

In Italia ci sono 5.525 Comuni sotto i 5.000 abitanti, che rappresentano il 69,95% del numero totale dei comuni italiani, dove vive il 17% della popolazione nazionale, un nucleo di residenti di poco superiore ai 10 milioni. Piccole realtà, patrimonio culturale ed economico del Paese, chiamate a fare i conti, laddove scarseggiano i servizi essenziali, con la tendenza all’esodo verso i grandi e meglio organizzati agglomerati urbani. Per la maggior parte, i piccoli Comuni sorgono nelle aree interne, dove la cura del territorio è fondamentale per il mantenimento della ricchezza autoctona e l’equilibrio idrogeologico. Nei primi giorni dell’anno, sia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Matteo Maria Zuppi, hanno invocato impegno contro spopolamento e abbandono dei piccoli Comuni. Si tratta di rispondere alle esigenze delle comunità delle aree interne e montane del Paese, dove si rischia di vedere acuite le difficoltà quotidiane legate al divario esistente nell’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, al piccolo commercio, alla mobilità, al web. Un appello a cui si sono aggiunte le parole pronunciate da Papa Francesco il 20 gennaio scorso.

«I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza” – è stato l’incipit del Pontefice. Il quale ha osservato come «alla radice di questi divari c’è il fatto che risulta troppo dispendioso offrire a questi territori la stessa dotazione di risorse delle altre aree del Paese».

 Accade, così, che la mancanza di opportunità spinge spesso la parte più intraprendente della popolazione ad andarsene e questo rende i territori marginali sempre meno interessanti, sempre più abbandonati a se stessi. A restare sono soprattutto gli anziani e coloro che più faticano a trovare alternative. Di conseguenza, cresce in questi territori il bisogno di Stato sociale, mentre diminuiscono le risorse per darvi risposta. Laddove è presente la maggior parte del patrimonio naturale, che riveste importanza strategica in termini ambientali, lo spopolamento progressivo rende più difficile la cura del territorio, che da sempre gli abitanti di queste zone hanno portato avanti. Eppure – ha sottolineato Papa Francesco – da sempre, sono le aree marginali quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, scoprendo nuove opportunità.

Mentre una parte della società si confronta con i pro e i contro dell’intelligenza artificiale, nelle piccole comunità sopravvivono attitudini che non arretrano, ma si ritrovano a perpetuare a fatica espressioni talvolta uniche della tradizione, a causa della marginalità in termini di beni e servizi.

 

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