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Cultura

“Eudivergenti”, rivoluzionari dei nostri tempi

08.03.2024

Chiunque provi a rivoluzionare lo status quo riceve delle resistenze, nessun cambiamento profondo è immediato. Quella dell’Eudivergente è quindi una missione destinata al successo.

Ogni epoca, reale o di fantasia, ha i propri eroi. I cavalieri della tavola rotonda, i componenti della Compagnia dell’Anello, i partigiani e le staffette: uomini e donne che si sono guadagnati un posto nei Campi Elisi, il luogo della beatitudine dei valorosi secondo la mitologia greca. Coraggiosi e caparbi sono anche gli eroi del nostro tempo: gli Eudivergenti, i decantati da De Andrè che camminano in “direzione ostinata e contraria. Gli esperti dell’Osservatorio BIP Content Factory hanno coniato questo neologismo per identificare chi sfida lo status quo convinto che il “si è sempre fatto così” non è la soluzione.

«Il concetto di Eudivergenza nasce dalla riflessione sul senso dell’individualità all’interno delle organizzazioni e su come sia possibile portare un cambiamento tangibile per migliorare l’ambiente professionale – spiega Alessia Canfarini, Responsabile del Centro di Eccellenza Human Capital di BIP – L’Eudivergente rompe la normalità a beneficio di tutte e tutti». In un momento storico in cui l’unicità trionfa sull’omologazione, le persone eudivergenti diventano fondamentali per innescare la trasformazione, mettendo in discussione l’idea di normalità. Nello studio dell’Osservatorio BIP Content Factory, che ha coinvolto 420 individui a livello globale, emerge che «9 professionisti su 10 percepiscono una disparità tra ciò che è considerato normale e ciò che non lo èdice Canfarini – Questo dato sottolinea come ciascuno di noi abbia una concezione differente della normalità. Dalle interazioni relazionali ai modi di lavorare, persino il linguaggio con cui ci esprimiamo assume significati variabili a seconda dell’interlocutore. È fondamentale essere capaci di ascoltare e comprendere per portare cambiamenti positivi».

Le novità possono spaventare, soprattutto se riguardano realtà complesse come le aziende, dove ogni evoluzione non è determinata solo dalla volontà personale, ma anche da fattori ambientali e culturali. Otto rispondenti su 10 al campione dichiarano di aver provato almeno una volta a modificare lo stato di fatto, ma l’obiettivo è stato centrato per metà o addirittura mancato. «Chiunque provi a cambiare lo status quo riceve delle resistenze, nessun cambiamento profondo è immediato» continua Canfarini. Quella dell’Eudivergente è quindi una missione destinata al fallimento? Seppur difficile, ogni rivoluzione è possibile. Ci sono infatti degli elementi che influenzano positivamente l’esito del processo come «la presenza di alleati che aderiscono all’iniziativa e le caratteristiche personali di chi promuove il cambiamento». In particolare, «i Change Maker possiedono spiccate capacità relazionali sono coraggiosi nell’esprimere le proprie unicità in un contesto specifico e hanno credibilità nell’organizzazione in cui operano. È necessario coltivare questi aspetti per generare innovazione». Come? Diffondendo nelle Organizzazioni la cultura DE&I che «migliora il clima interno rendendolo più partecipativo, crea attrattività per i talenti, abbassa il turnover, contribuisce a far crescere le competenze e aumenta il valore dell’azienda sul mercato».

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