22 Dicembre 2024
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Ambiente, Business, Economia

Più riparazione meno produzione, la nuova ricetta Big Tech per aiutare il Pianeta

28.03.2024

Le Big Tech scelgono di andare in quella direzione, dopo un’epoca in cui l’orientamento generale è stato strettamente produttivo, con conseguenze devastanti sul Pianeta. L’obiettivo è quello di prolungare la vita dei dispositivi e creare occupazione nel settore dei servizi per stimolare l’economia.

Le controrivoluzioni cominciano sempre dove meno te lo aspetti. Per molto tempo il mondo ha lasciato fare alle grandi aziende tecnologiche, sognando un futuro di benessere per tutti. Ma qualcosa sta cambiando e l’ultima mossa per ridare ai consumatori il comando è di quelle che quasi passano inosservate, ma che invece potrebbero cambiare il mercato. Succede in Oregon, uno Stato di circa 4 milioni di abitanti, il cui governo – insieme ad alcuni altri gemelli americani – ha recentemente adottato una legislazione che garantisce ai consumatori il diritto di riparare i propri dispositivi elettronici. Come una volta, quando l’hi-tech era futuro. Una mossa per contrastare la pratica dell’obsolescenza programmata adottata da molti produttori, e che mira a ridurre i rifiuti elettronici, promuovere la sostenibilità e incentivare un’economia circolare. Obbligando i produttori di dispositivi elettronici a fornire a consumatori e officine indipendenti l’accesso alle parti di ricambio, agli strumenti specializzati e alle informazioni necessarie per la riparazione dei prodotti.

Questa normativa affronta direttamente le strategie adottate dalle Big Tech, che finora hanno limitato le riparazioni dei propri prodotti a centri assistenza autorizzati, spesso con costi elevati e lunghe attese. La restrizione nell’accesso a parti di ricambio originali e informazioni tecniche ha reso infatti difficoltose, se non impossibili, le riparazioni indipendenti, contribuendo significativamente alla crescita dei rifiuti elettronici, anche per la politica di convincere all’acquisto di un nuovo prodotto piuttosto che metterlo a posto. Non a caso, è arrivata subito la protesta di Apple, che ha giustificato la sua opposizione con la difesa della privacy degli utenti: «Negli iPhone ci sono dati sensibili e biometrici che potrebbero essere facilmente sottratti». Ma il governo dell’Oregon ha replicato che «alcune osservazioni dell’azienda sono state seguite, però non faremo certo marcia indietro». L’effetto atteso ora è che la facilitazione delle riparazioni potrebbe non solo prolungare la vita dei dispositivi, riducendo la necessità di produrne di nuovi, ma anche creare nuovi posti di lavoro nel settore dei servizi indipendenti, stimolando l’economia locale. Inoltre, con minori dispositivi gettati, si riducono i rifiuti pericolosi per l’ambiente a causa delle sostanze tossiche presenti nei dispositivi buttati.

Ovviamente, ogni cambiamento del genere trova comunque una strada impervia: i grandi produttori potrebbero cercare di aggirare la legge attraverso tecnicismi legali o incrementando i costi delle parti di ricambio. Inoltre, la sensibilizzazione e la formazione degli utenti e dei tecnici riparatori rivestiranno un ruolo cruciale per garantire che la legge raggiunga i suoi obiettivi ambientali ed economici. Però il dado è tratto, e l’adozione di questa legge in Oregon e in altri stati potrebbe ispirare azioni simili a livello nazionale e internazionale, mettendo in crisi il potere di chi aveva fatto la rivoluzione ma poi se n’è impossessata.

 

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