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Ambiente

Servono due Terre per soddisfarci

13.04.2024

Sulla Terra si consuma il doppio delle risorse planetarie. “Overshoot day” è il giorno dell’anno in cui ogni nazione raggiunge il picco. Il prossimo 19 maggio tocca all’Italia. Analisi a confronto.

Si chiama “Overshoot day” e definisce il momento dell’anno in cui ogni singola nazione comincia ad accumulare un debito verso le risorse naturali della Terra. In sostanza, si consuma più di quanto si dispone. È il trend che il centro di ricerca internazionale Global Footprint Network misura in termini di capacità di rigenerare le risorse consumate in 365 giorni. Il deficit di compensazione del bene ecologico dei singoli Paesi ha iniziato a manifestarsi marcatamente a partire dagli anni ’70 e il rapporto negativo è andato via via peggiorando.

Ovviamente, non tutti consumano alla stessa velocità, anche in funzione delle materie prime disponibili in natura. I Paesi più virtuosi, dove magari il livello dei consumi è relativamente basso, contribuiscono al contenimento del disavanzo. Ma si tratta di una chiave di lettura che, in molti casi, evidenzia uno sviluppo contenuto rispetto ai processi di produzione e consumi di quelli industrialmente più avanzati. Per molti Paesi le risorse presenti nei propri confini non sono sufficienti. E il dato relativo all’Italia è quantomai emblematico. Ben prima della fine di maggio saremo a debito. Era già accaduto un anno fa, quando è risultato che il Belpaese avrebbe cominciato ad utilizzare le risorse disponibili nel 2024. E sarà ancora così, secondo una ricerca condotta dall’Università degli Studi Niccolò Cusano, il prossimo 19 maggio, quando l’Italia comincerà a mettere in conto già le risorse del 2025.

Sta peggio solo il Giappone. Ma quanto consuma realmente il nostro Paese? Più o meno cinque volte le sue possibilità in termini di risorse naturali. Ma è tutto il Vecchio Continente a necessitare di una quantità di risorse ben superiori a quanto la terra riesca a produrne annualmente. La frenata prodotta dalla pandemia è stata breve e non ha prodotto effetti significativi. Sulla Terra si consuma come se avessimo a disposizione quasi il doppio delle risorse planetarie (1,8). La forbice tra la domanda di risorse e la capacità biologica della Terra si allarga costantemente e, senza una inversione di tendenza, la sostenibilità diventerà sempre più problematica. In prospettiva, il fabbisogno degli Stati Uniti sarebbe cinque volte superiore a tutte le risorse naturali terrestri, quello di Russia e Germania tre volte. Secondo lo studio condotto da Unicusano, concorre in particolare ad aggravare la situazione lo spreco alimentare, che corrisponde al 30% del cibo per la cui produzione si emettono 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra in atmosfera. Un paradosso, se si tiene conto che 800 milioni di persone, in pratica una ogni dieci, non hanno accesso al cibo e non si nutrono a sufficienza. In Italia, ogni anno, buttiamo via 67 kg di cibo pro capite. Uno squilibrio che impatta inevitabilmente sui costi energetici e sul clima, tale da imporre un cambiamento nelle abitudini e nei comportamenti. La COP28 ha fissato di raggiungere il picco di emissioni di CO2 nel 2025, per poi abbatterle del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035. Un processo che coinvolge la sfera tecnologica, politica, economica e sociale. Ovvero, culturale.

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