21 Novembre 2024
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Salute, Società

I papà qualcosa allattano

Esistono concetti che i ricercatori chiamano lo sviluppo di un “cervello paterno” o “allenamento alla paternità”. È così essenziale la presenza del padre per un bambino? La risposa è Sì. Ecco perché aumentare l’accesso al congedo parentale diventa importante.

Non ci sono istruzioni per diventare un (buon) papà, ma di certo la pratica aiuta. I momenti che i neogenitori passano con i loro bimbi appena nati sono fondamentali e se per quanto riguarda le madri questo principio è assodato, il valore della presenza dei padri è ancora sottovalutato. Poter usufruire di un congedo di paternità, che in Italia è di soli 10 giorni (mentre ad esempio in Spagna di 16 settimane, di cui 6 obbligatorie), porta numerosi benefici. Questi riguardano tanto lo sviluppo di un legame più solido con il bambino quanto la capacità di rispondere più velocemente ed efficacemente alle sue esigenze. Inoltre, i bimbi cresciuti con un papà presente e impegnato sviluppano in media minori problemi comportamentali. Ma c’è di più: il coinvolgimento del padre nei primi mesi di vita del bebè si riverbera in maniera positiva anche sulla stabilità di coppia.

Uno studio condotto da Darby Saxbe e Sofia Cárdenas della University of Southern California ha dimostrato che l’esposizione prolungata ai figli genera in entrambi i genitori una maggiore “neuroplasticità”, ossia la capacità del cervello di modificarsi e adattarsi (è ciò che rende possibile, ad esempio, l’apprendimento motorio). Quanto più la relazione con la prole si instaura precocemente, tanto più questi cambiamenti sono strutturali e permettono la formazione di quello che i ricercatori chiamano “cervello paterno”. Ciò significa che il tempo che un papà trascorre accudendo il bebè produce modifiche nella sua rete neurale. La conseguenza è l’acquisizione di una maggiore abilità di rispondere in maniera istintiva e precisa alle necessità del bambino.

L’adulto sarà quindi portato a voler passare più tempo con il piccolo, instaurando così un circolo virtuoso, come in una sorta di “allenamento alla paternità”.
Pare, inoltre, che passare più tempo con i padri abbia influenze positive anche sui bambini, anche se non esistono studi che dimostrano esplicitamente un legame diretto tra congedo di paternità e come andrà la vita dei figli. Ne esistono molti, tuttavia, che suggeriscono come chi cresce con il papà presente e impegnato vada incontro a minori problemi comportamentali, riesca meglio in ambito scolastico e abbia maggiori competenze dal punto di vista auto-regolativo.
Agli effetti positivi sul papà, sul figlio e sulla loro relazione, si aggiungono quelli che la possibilità di usufruire di un congedo di paternità ha sul rapporto tra partner. «Aumentare l’accesso al congedo parentale per i padrie incoraggiare i padri a prendere questo congedopuò aiutare ad aumentare la stabilità familiare», afferma uno studio della Ball State University. Secondo l’analisi, coloro che prendono un periodo di pausa dal lavoro per occuparsi del bebè hanno il 25% in meno di probabilità di vedere il loro matrimonio o le loro relazioni finire entro pochi anni. Certo, nei primi mesi di vita del neonato la figura della madre è insostituibile. Ma la presenza del papà porta benefici anche a lungo termine che non vanno sottovalutati.

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