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Cronaca, Economia, Sostenibilità

Indagine, fondi europei all’insostenibilità

30.06.2024

Sono oltre i 16 miliardi di euro i fondi sostenibili europei destinati a settori di maggiore inquinamento. Marchi di fast fashion, aziende di combustibili fossili e produttori di suv sono inclusi tra i beneficiari. L’ESMA chiede regole ferree per contrastare l’ambientalismo di facciata.

Sono davvero green i fondi sostenibili regolamentati dall’Unione Europea? Facciamo un passo indietro e vediamo di che cosa si tratta. Noti anche come fondi di finanza sostenibile, sono un tipo di investimento che mira a coniugare rendimento finanziario con un impatto positivo su ambiente e società. Eppure, una recente indagine condotta dal The Guardian insieme a Voxeurop e altri media partner ha rivelato una realtà differente: marchi di fast fashion, aziende di combustibili fossili e produttori di suv sono inclusi tra i beneficiari. Tradotto in cifre, oltre 16 miliardi di euro sono stati destinati ai 200 maggiori inquinatori del pianeta.

In particolare, l’indagine ha identificato i 25 maggiori inquinatori in ciascuno degli 8 settori a maggiore intensità di carbonio e ha monitorato gli investimenti dei fondi conformi alla direttiva sulla finanza sostenibile dell’Ue. Che cosa è emerso? La maggior parte degli investimenti nei 200 maggiori inquinatori proviene da fondi classificati ai sensi dell’articolo 8, che promuove obiettivi ambientali o sociali, con ulteriori 1,8 miliardi di euro provenienti da fondi classificati ai sensi dell’articolo 9, il cui obiettivo principale è l’investimento sostenibile.
Anche se queste normative non sono state progettate per scopi di marketing, spesso queste classificazioni vengono utilizzate dalle aziende per mostrare le credenziali ambientaliste di un prodotto finanziario, andando oltre la vera natura e i reali intenti di questi fondi.

«I prodotti con status di “articolo 8” o “articolo 9” sono stati utilizzati sin dall’inizio nel materiale di marketing come “etichette di qualità” per la sostenibilità”, ponendo di conseguenza rischi di greenwashing e di vendita impropria» hanno spiegato gli esperti che hanno partecipato all’indagine. Insomma, ambientalismo di facciata. E proprio per contrastare questo “greenwashing” nel mese di giugno l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e altri organismi di vigilanza bancaria e assicurativa europei hanno chiesto riforme radicali. Ma queste regole non son giuridicamente vincolanti, e la loro applicazione rimane incerta.

«La decarbonizzazione è un ostacolo così grande che stabilire una piccola “nicchia green” di fondi di investimento sostenibili da sola servirà a poco», commenta Jan fichtner dell’Università di Witten/Herdecke. Dunque, la crescente consapevolezza della discrepanza tra le promesse di sostenibilità e la realtà degli investimenti sottolinea la necessità di una riforma radicale e di una maggiore trasparenza nel settore della finanza sostenibile. Solo così, infatti, sarà possibile garantire che i fondi destinati a progetti green contribuiscano realmente alla lotta contro il cambiamento climatico.

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