03.07.2024
Aumentano le Comunità energetiche con fini sociali in Italia. Realizzati 154 progetti di energia condivisa, ma secondo il rapporto 2024 di Legambiente avremmo potuto contare almeno 400 comunità energetiche in più evitando significativi ritardi burocratici e normativi. Tutti i dettagli.
In Italia c’è una realtà, quella delle comunità energetiche rinnovabili (Cer), che non solo sta diventando sempre più protagonista della transizione verde, ma si sta affermando anche come strumento di coesione sociale. Infatti, dopo gli incentivi con il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), pubblicato a gennaio, sono nate numerose iniziative di produzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili con finalità sociali.
Ma che cosa sono le comunità energetiche rinnovabili? In breve, sono gruppi composti o da persone, o da piccole e medie imprese, o enti locali o istituti religiosi che si uniscono per condividere l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili. Insomma, un mezzo efficace per combattere la crisi climatica ma anche per risparmiare in bolletta. E di storie di successo, in Italia, ne abbiamo: per esempio, la comunità di Gagliano Aterno, in provincia de L’Aquila, ha intrecciato la produzione di energia condivisa con il ripopolamento del paese. Oppure, le comunità di Misano Adriatico e Vallette di Torino, che hanno posto un forte accento sull’aspetto sociale offrendo modelli innovativi di welfare aziendale e sostegno alle fasce più fragili della società. Ad oggi, secondo i dati del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), in Italia sono stati realizzati 154 progetti di energia condivisa, tra comunità energetiche e progetti di autoconsumo. Ma è un dato, questo, che avrebbe potuto essere molto più alto se non ci fossero stati significativi ritardi burocratici e normativi: nello specifico, secondo il rapporto 2024 di Legambiente, avremmo potuto contare almeno 400 comunità energetiche in più.
Ma perché sono realtà così importanti da incentivare? Come detto, le Cer non si configurano soltanto come attori-chiave nei processi di decarbonizzazione, ma aprono anche prospettive interessanti dal punto di vista della coesione sociale e dello sviluppo inclusivo. Per esempio, offrono soluzioni concrete per il contrasto della povertà energetica, che in Italia, secondo i dati del Mase, colpisce circa 2 milioni di famiglie. Ancora, promuovono l’inclusione sociale di persone svantaggiate o a rischio di emarginazione, coinvolgendole nella gestione della comunità e creando opportunità di lavoro. Oppure, come nel caso di Gagliano Aterno, queste comunità possono favorire lo sviluppo locale stimolando l’economia del territorio e la nascita di nuove imprese. Da non sottovalutare, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, è il ruolo che possono giocare sul fronte educazione, sensibilizzazione e nella promozione di comportamenti virtuosi tra i cittadini.
Insomma, iniziative che rappresentano un modello di sviluppo sostenibile, capaci di coniugare benefici ambientali ed economici con la promozione della coesione e del benessere sociale. Un toccasana per l’ambiente, per l’economia e per la società.