07.08.2024
Cronaca, Economia, Sostenibilità
Transizione energetica e digitale uguale CRM, l’Italia verso l’indipendenza
Il futuro del Pianeta dipende dalle Materie Prime Critiche. L’Italia si allinea al Critical Raw Materials Act e presenta il database GeMMA; il grande contenitore con tutte le informazioni utili sulle risorse minerarie presenti sul territorio nazionale, che garantirebbe il primo passo lontano dal monopolio cinese. Focus sul potenziale italiano.
La domanda di materie prime critiche (Critical Raw Materials, CRM) in Europa aumenterà esponenzialmente nei prossimi anni, per via della loro centralità nei processi di transizione energetica e digitale. Le materie prime critiche sono metalli e minerali, come il litio, il cobalto, le terre rare, l’alluminio, e così via: sono in tutto 34 e di queste ne sono state individuate 17 definite “strategiche”. Le CRM sono così chiamate perché rappresentano una risorsa ambientale ed economica importantissima. Il loro uso spazia in tanti settori diversi: sono utilizzate per la costruzione delle batterie delle auto elettriche, sono presenti nei dispositivi elettronici, sono usate anche nell’industria aerospaziale e negli impianti di energia rinnovabile, come pannelli fotovoltaici e turbine eoliche. Tuttavia, la loro disponibilità sul territorio europeo è molto limitata e le sole risorse naturali europee sono insufficienti a soddisfare la domanda crescente di tali materiali, che, quindi, devono essere importati quasi totalmente da Paesi extra europei. Per fare un esempio, il 100% della fornitura delle terre rare proviene dalla Cina, che è la principale produttrice di questo gruppo di materiali a livello mondiale, detiene il monopolio sul mercato e negli scorsi mesi ha introdotto delle limitazioni nelle esportazioni. È chiaro allora che le dinamiche economiche e geopolitiche attuali mettono a rischio la continuità dell’approvvigionamento delle materie prime critiche, per cui l’Unione Europea si è impegnata negli ultimi anni a delineare delle azioni per rendersi quanto più possibile indipendente nella produzione, estrazione e lavorazione delle materie prime critiche.
Nel maggio 2024 è entrato in vigore il Critical Raw Materials Act, presentato dalla Commissione Europea lo scorso anno. È la strategia UE che «mira a garantire una fornitura diversificata, sicura e sostenibile di materie prime critiche»: il nuovo quadro normativo punta a rafforzare le capacità di estrazione e lavorazione e a implementare delle strategie di circolarità e riciclo dei materiali. I quattro obiettivi fissati al 2030 sono: far derivare almeno il 10% del consumo annuo dalle estrazioni europee, il 40% dai processi di trasformazione europei, il 25% dalle azioni di riciclaggio e fare in modo che il consumo di materie prime provenienti da fonti esterne non superi il 65%. Il regolamento prevede anche che gli Stati membri elaborino dei programmi nazionali in linea con questi obiettivi.
In Italia l’incarico è stato affidato all’ISPRA, che, nelle scorse settimane ha presentato il database GeMMA, un grande contenitore con tutte le informazioni utili sulle risorse minerarie presenti sul territorio nazionale. Nella banca-dati sono consultabili dati relativi ai giacimenti attivi in passato e risultati di ricerche attuali, focalizzate in particolare sulle materie prime critiche. Secondo l’ISPRA, oggi in Italia sono «76 le miniere ancora attive, 22 relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 Materie Prime Critiche». La gran parte delle CRM è costituita da minerali metalliferi, che l’Italia importa totalmente dall’estero, perché non sono attivi dei siti estrattivi, eppure l’ISPRA segnala dei depositi che andrebbero esplorati e rivalutati: è il caso dei depositi di rame nell’Appennino ligure-emiliano, del tungsteno in Calabria e in Sardegna, del cobalto in Piemonte, della magnesite in Toscana.