22 Dicembre 2024
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Cronaca, Salute, Sicurezza, Società

Corsa alla pillola del dimagrimento

L’importante scoperta ha generato una corsa al farmaco “miracoloso”. A svilupparlo è stata un’azienda farmaceutica danese. Il suo lavoro è limitare il comportamento dell’ormone GLP-1, rallentare lo svuotamento gastrico dopo l’assunzione di cibo e ridurre l’appetito tramite l’invio di segnali al cervello. Focus su abusi e mercato nero.

Dimagrire senza sacrifici: è l’obiettivo di chi assume alcuni nuovi farmaci in modo improprio. Il principio attivo in questione è la “semaglutide”, a svilupparlo è stata un’azienda farmaceutica danese. Si tratta di un medicinale utile contro il diabete che, imitando il comportamento dell’ormone GLP-1, ha anche la capacità di rallentare lo svuotamento gastrico dopo l’assunzione di cibo e di ridurre l’appetito tramite l’invio di segnali al cervello. Il meccanismo che migliora le condizioni dei diabetici, più in dettaglio per il diabete di tipo 2, consiste nell’aumentare la produzione di insulina per abbassare il livello di zucchero nel sangue e nel ridurre la secrezione di glucagone, l’ormone, prodotto dal pancreas, che aumenta la glicogenesi, cioè il rilascio dei carboidrati che sono immagazzinati nel fegato. In caso di obesità, i farmaci a base di semaglutide, ma anche di dulaglutide, lixisenatide, liraglutide, exenatide, tirzepatide, aiutano le persone con queste patologie a perdere il 15/20 per cento del peso corporeo.

Dagli Stati Uniti, ma anche dalla Gran Bretagna e da alcuni Paesi Europei, giungono notizie dell’abuso di queste sostanze e della nascita di un mercato nero attivo anche online; informazioni che mettono in guardia medici e farmacisti italiani sul possibile espandersi di un fenomeno preoccupante, malgrado le stringenti tutele e i controlli dell’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Il medicinale è stato prescritto anche a chi intendeva perder peso senza troppa fatica, con un dibattito aperto sull’opportunità di come considerare, per la sua somministrazione, i parametri evidenziati dall’indice di massa corporea. L’importante scoperta ha dato vita così ad una tendenza, con una vera e propria corsa ad accaparrarsi il farmaco “miracoloso”, che ha portato all’aumento esponenziale del prezzo del medicinale e all’emersione di un mercato illegale favorito dal passaparola sui social network.

L’assunzione delle nuove molecole frutto della ricerca, in pazienti non monitorati, può provocare effetti collaterali come diaree o stipsi ostinate, mentre in caso di calcolosi si possono rischiare gravi pancreatiti. I sintomi più comuni sono nausea, disidratazione, spossatezza, malessere ed irregolarità intestinale, a volte con intensità tali da richiedere l’ospedalizzazione o fino a giungere, in casi rari, alla malnutrizione. Anche le notizie giornalistiche hanno acceso, come sanno ben fare, l’interesse e la curiosità di persone che domandano agli esperti se è possibile davvero, anche nel proprio caso specifico, saltare a piè pari dieta e attività fisica, senza considerare l’effettivo bisogno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce un paziente obeso sulla base del parametro dell’indice di massa corporea (IMC), che si ottiene dividendo il peso corporeo per il quadrato dell’altezza. L’obesità è in forma grave quando il peso corporeo supera del 60 per cento quello ideale. Nel mondo, gli adulti obesi sono più di 770 milioni, si stima che nel 2030 il numero supererà il miliardo di individui.

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