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La pornografia nella mente dei più giovani

26.08.2024

I social media facilitano la proliferazione dei contenuti hot tra le nuove generazioni, che a loro volta si sentono sempre più attratte dall’argomento.
Un fenomeno che alimenta una visione distorta della sessualità, compromette l’autostima e invita alla violenza. Analisi e dati.

Internet è un mondo pieno di insidie. E, tra queste, c’è la pornografia online. Sia chiaro, non che la pornografia sia in sé e per sé un’insidia, ma lo diventa dal momento in cui viene frequentata dai giovanissimi, che spesso, vivendo la sessualità come un argomento vietato in famiglia e a scuola, la utilizzano per cercare informazioni sull’argomento.

Rispetto a un tempo, l’accesso ai contenuti per adulti è più immediato e più diffuso. Oltre ai noti siti dedicati, anche i social media giocano un ruolo cruciale. Sebbene, infatti, si tratti di piattaforme che non sono state progettate con questo fine, attraverso gli algoritmi che si basano sulle interazioni e sulle preferenze degli utenti capita spesso che gli adolescenti siano esposti a contenuti inappropriati, anche quando non li cercano attivamente. Inoltre, su app come Telegram o Discord proliferano account e gruppi dedicati alla diffusione di materiale pornografico, facilmente accessibili tramite inviti o link. Per capire meglio l’importanza del fenomeno, è bene vedere qualche dato. Uno studio condotto da Common Sense Media ha rilevato che molti ragazzi (il 15% degli intervistati) hanno avuto accesso intenzionale o involontario alla pornografia prima dei 10 anni, percentuale che aumenta con l’aumentare dell’età. Sulla stessa lunghezza d’onda un’indagine nazionale: secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza, nel 2022 il 70% circa degli adolescenti ha dichiarato di aver avuto accesso a materiale hot almeno una volta, con il 20% che dichiara invece di accedere regolarmente.

Sul perché l’accesso precoce alla pornografia rappresenti un problema che è necessario affrontare è in parte intuibile. Molti dei contenuti di questa tipologia sono spesso violenti, e sono anche i più visti: sempre secondo la ricerca di Common Sense Media, il 52% degli intervistati ha dichiarato di aver usufruito di materiali più aggressivi, volontariamente o involontariamente. E dunque il rischio è che, chi non ha ancora l’età per comprendere che si tratta di finzione, si crei delle aspettative irreali, razionalizzando come consueti i rapporti violenti. Ancora, un altro aspetto secondario riguarda le prestazioni e gli standard estetici: la pornografia “tradizionale” promuove, infatti, standard estetici e di performance spesso irraggiungibili. Il che, crea aspettative distorte e rischia di minare l’autostima, generare insoddisfazione sessuale e generare uno stato di ansia per il proprio aspetto fisico.
Dunque, se in famiglia non se ne parla e a scuola neanche, ecco che ragazze e ragazzi vanno alla ricerca della propria sessualità online. Una sessualità che rimane ancora un tabù che la nostra società non è pronta ad affrontare.

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