30 Gennaio 2025
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Istruzione, Politica, Società

Ius scholae e l’Italia che italiana non è

30.08.2024

Il Ministero evidenzia che l’unica componente della popolazione scolastica nostrana a vantare percentuali in crescita è proprio quella degli studenti nati in Italia, ancora privi di cittadinanza. Per addentrarsi nel labirinto delle opinioni che hanno diviso la società italiana è utile dare uno sguardo ai freddi numeri che inquadrano il fenomeno.

Se ne parla tanto, ma forse la diversità di vedute sull’argomento sta oscurando la questione più importante: la portata del fenomeno. Lo Ius scholae è uno dei temi caldi dell’estate, con dibattiti serrati che in Italia stanno coinvolgendo il mondo della politica, ma anche opinionisti, influencer e comuni cittadini. Prima ancora di addentrarsi nel labirinto delle possibili opinioni è però lecito domandarsi: perché se ne parla tanto? E quindi: quanti sono, realmente, gli studenti di origine straniera che frequentano gli istituti italiani?
Il modo più semplice e contemporaneamente più efficace per darsi una risposta è avvalersi della fonte più accreditata per fornire questi numeri. E non a caso il Ministero dell’Istruzione e del merito dispone di un report molto approfondito in cui si sviscerano i dati che precedono qualsiasi decisione, e quindi discussione, sullo Ius scholae. L’anno scolastico di riferimento è in realtà il 2021/2022, che permette comunque di farsi un’idea piuttosto accurata sulla questione.

Non si può che partire da un dato, 888.880: questo è il numero di studenti stranieri registrati dal nostro sistema scolastico nell’annata in questione. Cifre importanti, se si pensa anche soltanto alla crescita avvenuta rispetto al primo decennio del 2000: si parla di un macroscopico +357%.
Il termine stesso “stranieri” è peraltro potenzialmente contestabile, visto che la crescita maggiore riguarda gli studenti “di seconda generazione”. Si tratta, insomma, di giovani nati già in Italia, ma i cui genitori provengono da un Paese extracomunitario. Queste ragazze e questi ragazzi non dispongono di cittadinanza italiana (per farlo il nostro Stato dovrebbe adottare lo Ius Soli), ma il loro numero è sempre maggiore soprattutto nella scuola secondaria di II grado. In parole povere: le superiori. Basti pensare che in questi istituti il loro numero è salito in un solo anno, dal 2018/19 al 2019/20, nientemeno che del 15,4%.
Peraltro, c’è un ulteriore aspetto da non sottovalutare. Vuoi per i problemi di natalità che attanagliano l’Italia, vuoi per le crisi economiche e sociali, vuoi per il fenomeno dell’espatrio dei giovani e altre questioni, il Ministero evidenzia che l’unica componente della popolazione scolastica nostrana a vantare percentuali in crescita è proprio quella composta dagli studenti nati in Italia, ma privi di cittadinanza. Tanto che, rispetto al totale degli allievi delle superiori, è aumentata del 18% tra il 2018 e il 2019.

Finora abbiamo analizzato i numeri a livello nazionale, ma le differenze tra le varie aree del Paese non sono di poco conto. Lo dimostra il fatto che la sola Lombardia ospita il 25,6% di tutti gli studenti stranieri dell’intera Italia: l’Emilia-Romagna, seconda in questa particolare classifica, si ferma al 12%. Quest’ultima Regione è invece in testa riguardo alle quote di stranieri rispetto al totale degli iscritti alle proprie scuole con il 17%. In questo caso ultimissima è la Sardegna, che non va oltre il 2,7%. Segno che le differenze interne a livello nazionale ancora esistono, eccome.

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