30.08.2024
Dal pericolo per i reni alla necessità di purificarla prima di essere consumata. Le false credenze sull’inaffidabilità dell’acqua che beviamo dal rubinetto hanno portato un italiano su tre a preferire quella in bottiglia. Ma la realtà è, fortunatamente, ben diversa.
Sfatiamo un mito: l’acqua del rubinetto non è pericolosa e no, non fa venire nemmeno i calcoli ai reni. Se infatti molte volte ci siamo sentiti dire “No io di quell’acqua non mi fido”, adesso, finalmente possiamo toglierci il dubbio: secondo un recentissimo rapporto del Centro nazionale per la sicurezza delle acque (Censia) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), possiamo berla tranquillamente. Le false credenze sull’acqua potabile – dal pericolo per i reni alla necessità di essere purificata prima di essere consumata – hanno portato, secondo le statistiche, un italiano su tre a preferire quella in bottiglia. Ma la realtà è, fortunatamente, ben diversa. Secondo il Censia, che tra il 2020 e il 2022 ha esaminato 2,5 milioni di analisi microbiologiche, chimiche e chimico-fisiche delle acque di 18 Regioni e Province autonome, le acque sono conformi ai parametri consentiti per legge quasi nel 100% dei casi. Un dato, questo, che è stato incrociato con parametri indicatori come manganese, ferro, durezza e odore. E per i campioni che non hanno superato la prova, niente allarmismi: si tratta di “tracce episodiche e circostanziate” a livello locale che le autorità competenti hanno gestito, garantendo la salute dei cittadini.
Uno studio, quello condotto dall’Iss, che ha una duplice rilevanza: da una parte rassicura sul consumo e dimostra che le nostre acque sono sicure; dall’altra pone le basi per un altro importantissimo progetto. Infatti, il report pone le fondamenta per la costruzione dell’Anagrafe Territoriale dinamica delle acque potabili (AnTeA), un database pubblico da cui cittadine e cittadini potranno attingere per avere informazioni precise sull’origine e la qualità delle acque dei rubinetti della propria zona. A rinforzare la tesi, i dati pubblicati già nel 2019 sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology, secondo cui le acque in bottiglia contengono più microplastiche rispetto a quella del rubinetto: 94,3% della prima contro il 4,24% della seconda.
E i PFAS? Ad oggi, non c’è alcuna legge che impone un limite di queste sostanze chimiche create dall’uomo che non si degradano nell’ambiente, ma dal 2026 dovrebbe entrare in vigore una direttiva europea che imporrà un limite di 100 nanogrammi per litro per 24 singoli PFAS. E la qualità dell’acqua potabile dei nostri rubinetti è destinata a migliorare. Insomma, quel bicchiere d’acqua possiamo riempirlo dal rubinetto di casa senza preoccupazioni. Già da oggi.