21 Novembre 2024
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Spettacolo

Dal film di Coline Serreau, tre uomini, una culla, e quella paternità inattesa

19.04.2023

Spettacolo ad alto voltaggio comico. Divertente e tenero, con problematiche sottese irrisolte. Al Teatro Manzoni di Milano fino a domenica 23 aprile.

La Tour Eiffel non è distante. E nel confortevole appartamento parigino la vita fluisce leggera tra feste e incontri galanti, perché i tre amici che condividono quegli spazi, hanno anche deciso di sposare il libertinaggio come condizione di vita. Jacques (Attilio Fontana), Pierre (Giorgio Lupano) e Michel (Gabriele Pignotta), nel gioco mimetico di personaggi (i primi) e interpreti (i secondi) innescano il gioco a incastro di una vicenda, che dalla sceneggiatura cinematografica di partenza (Trois hommes et un couffin, film del 1985, regista Coline Serreau) si trasforma in congegno teatrale ad alto voltaggio comico.

Il paradosso prende il sopravvento, e la cialtroneria buffonesca di tre scapoli incalliti si trasmuta in gestualità da commedia, assecondando il ritmo montante di una vicenda che da una premessa tragica si stempera in leggerezza e responsabilità. Al centro, dentro una culla, la neonata Marie, candida, tenera, che Sylvia, la madre, non può accudire per impegni di lavoro negli Stati Uniti. Cosa fare? Affidarla al padre e compagno, Jaques. Ma questi, steward di volo e “donnaiolo”, parte per un viaggio in Thailandia, dimenticando che sta per giungere in appartamento un pacco contenente droga (per favorire le richieste di un amico), di cui Pierre e Michel sono all’oscuro. Due pacchi, seppur diversi, tali da sconvolgere le loro esistenze. Lo stupefacente trova nascondiglio nei pannolini della piccola, e poi in un parco vicino, e i due amici la fanno franca, eludendo dapprima le intenzioni di un ladro introdottosi in casa, e dopo, all’arrivo della polizia, la scaltrezza di un commissario, cui Fabio Avaro regala tratti sornioni e irridenti. Ma sono la culla e Marie a diventare presto, da presenze indesiderate, perno di una nuova vita fatta di mille attenzioni per la piccola. E il tour de force scatta al primo squillo di una sveglia implacabile.

Sorpresa, smarrimento, inadeguatezza pervadono Pierre e Michel. Sgomitano, si barcamenano, sull’onda fluttuante di ore di sonno perse, sveglie improvvise, turni, tra biberon, pannolini, bagnetti e quei bisognini color cioccolata da arginare. E un continuo battibeccare: si fa così, si fa cosà! Ma la tenerezza s’espande e imprigiona il cuore di due anime sensibili, ormai conquistate da un pargolino d’irresistibile bellezza. Presenza inamovibile, da coccolare. Dosi centellinate di musica francesizzante (più Madonna) e atmosfera anni Ottanta, permeano una scelta registica che, partendo dallo stesso Gabriele Pignotta, schiva le insidie della “pignottizzazione”, con l’eccedenza di segni extra-Serrau, per arricchire il percorso drammaturgico di elementi e trovate di sicuro effetto, più vicine al nostro sentire, in linea con una recitazione sempre calibrata di attori straordinariamente nutriti da grazia, arguzia, nell’alternanza di toni briosi pochadistici e altri teneramente intimi. Sylvia ritorna, Jaques pure, e i due “papà”, dopo una passeggera privazione, ritrovano Marie e il conforto, esaltante nella sua conflittualità, di una vita da dedicarle. Le coccole, innanzitutto.

Grazie a una culla, la messinscena descrive ma non prescrive, racconta ma non assume atteggiamenti moralistici, perché dietro il divertimento di una lieta serata (da riassaporare sino al 23 aprile al Teatro Manzoni di Milano), si avverte il valore della responsabilità di una paternità e l’idea di cambiamento.

 

Credito fotografico

©pz_3uomini1culla_009 PH Giovanni Chiarot

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