15 Gennaio 2025
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Cultura, Società

Il barometro segnala troppo odio

10.09.2024

L’Hate speech sui social media supera i limiti. Oltre alle persone straniere, un altro facile bersaglio sono anche le donne, dove i discorsi d’odio toccano punte del 19%. Ma i temi più avversi si allargano. Ogni motivo è buono per una cattiveria gratuita.

Immagina un mondo dove ciascuno è libero di insultare il prossimo. Non mi piace quello che stai dicendo? Ti insulto. Non condivido la tua opinione? Ti insulto. Non condivido la tua posizione politica? Ti insulto. E magari ti auguro anche la morte. Anche se non ti conosco. Anzi, soprattutto se non ti conosco. Uno scenario, questo, degno dell’ingegno di George Orwell, con la miccia delle guerriglie e delle sommosse sociali sempre pronta ad accendersi. Un mondo lontano dalla nostra società civilizzata, certo. Perché sono atteggiamenti che, se si verificassero per le strade, nei locali pubblici o nelle istituzioni, nella quotidianità, ci farebbero rientrare a casa con una buona dose di indignazione. Eppure, è bastata un’identità digitale in una realtà parallela dove i limiti del socialmente accettato sono spostati leggermente più in là per varcare quella soglia.

Secondo i dati del report di Amnesty International, intitolato “Barometro dell’odio – Delegittimare il dissenso” (2024), l’hate speech e i contenuti definiti “problematici” sui social media sono in aumento, e sono passati dal 10% degli anni precedenti al 15,3% nel 2024. Una tendenza, questa, che è risultata particolarmente allarmante per alcune tematiche, quali i diritti economici e sociali, la giustizia climatica, il diritto di protesta e l’immigrazione. In particolare, secondo l’indagine, su Facebook quest’ultima categoria ha mostrato la maggior incidenza di contenuti problematici: ben 6 su 10 risultano offensivi, discriminatori o rappresentano hate speech, con una percentuale del 36,7% per quest’ultimo. E insieme alle persone con background migratorio, un altro facile bersaglio sono i diritti delle donne, dove i discorsi d’odio toccano punte del 19%.

Ma che cosa si intende per hate speech? La Raccomandazione n. 15/2015 della commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa lo definisce «il fatto di fomentare, promuovere o incoraggiare, sotto qualsiasi forma, la denigrazione, l’odio o la diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo». E non è un fenomeno dei nostri giorni. Storicamente, le sue radici vengono fatte risalire al 1920, quando in Europa dilagavano nazionalismo e razzismo, fino alla formulazione della “teoria della razza”. Ma rispetto a un tempo, quando era un fenomeno per lo più territoriale e filtrato dai media mainstream, oggi l’anonimato di Internet ha fornito un nuovo spazio, dove la discriminazione e l’odio vengono mascherati da critiche legittime e giustificate con il diritto alla libertà di espressione. Quindi cos’è che ci separa da quel mondo orwelliano? Il senso civico, la morale o un paio di credenziali?

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