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Cronaca, Giustizia, Sport

I calciatori che stuprano accidentalmente

27.09.2024

Rafa Mir, calciatore spagnolo, ora attaccante del Valencia.

I giocatori si sentono minacciati dopo l’ennesimo scandalo su casi di violenza sessuale che hanno investito il calcio spagnolo. Polemica sul contratto che stabilisce natura e limiti della relazione nei momenti di intimità. Una delle clausole più discutibili è quella dello “stupro accidentale”, che tollera all’uomo di compiere azioni sgradevoli.

“Stupro accidentale”. Una nozione aberrante già così, letta singolarmente, ma che acquisisce un significato ancora più agghiacciante se inserita nel contesto. In questi giorni, infatti, in Spagna sta facendo scalpore la questione del contratto pre-rapporto sessuale che i calciatori della Liga dovranno far firmare alle proprie partner, stabili od occasionali che siano. Non una novità nel mondo del calcio, perché anche altre leghe si sono dotate di uno strumento simile, ma certamente una decisione quantomeno discutibile.

Il tutto, nasce dopo l’ennesimo scandalo legato a un caso di violenza sessuale che ha coinvolto i calciatori spagnoli. L’ultimo sulla lista è l’attaccante del Valencia Rafa Mir, arrestato con l’accusa di stupro poche settimane fa, ma in casi analoghi sono stati coinvolti anche calciatori più noti, come l’ex Barça Dani Alves, condannato a 4 anni di carcere per aver violentato una ragazza in una discoteca di Barcellona la notte del 31 dicembre del 2022. Quindi, se da una parte questo contratto rappresenta un escamotage per tutelare i calciatori da ingiuste accuse di stupro – perché ahimè anche di quelle la lista è piuttosto consistente –, dall’altra rappresenta la banalizzazione di un rapporto intimo, con l’uomo che ha bisogno di tenere a bada i suoi istinti e la donna che dovrà firmare un contratto vero e proprio per meritare la credibilità. Non solo, perché rischia di ridicolizzare il concetto stesso di violenza. In questo senso, una delle clausole più discutibili, la numero 6, riguarda lo “stupro accidentale”: in breve, se nel contratto si è pattuito sesso vaginale, ma in preda alla foga si verifica “accidentalmente” una penetrazione anale, ecco che, dopo aver spuntato una casella in più del contratto, che ha validità retroattiva, non può più essere considerata una violenza.

Una clausola, questa, che non solo diventa umiliante per la donna, ma rischia di diventare uno strumento di normalizzazione di violenza. Perché, con la scusa del “non l’ho fatto apposta” l’uomo può decidere di sovrastare la decisione della donna. Tanto, basta una X su una casella del contratto, e amici come prima. Ma un rapporto intimo può essere considerato davvero un copione da seguire? Uno stupro può davvero essere considerato accidentale? E soprattutto, la donna (ma anche l’uomo) non ha la libertà di revocare il proprio consenso anche ad atto cominciato?
Tutte domande le cui risposte non possono esaurirsi con un contratto e una serie di clausole. E il pericolo è quello di creare un precedente, e sappiamo tutti, nei casi giudiziari, l’importanza dei precedenti. Soprattutto in una società in cui alle donne vittime di violenza si chiede perché non abbiano detto di no in maniera più esplicita (cosa c’è più chiaro di un no?).

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