La città svizzera, infatti, ha ormai da tempo adottato strategie politiche per incentivare l’installazione di tetti verdi sugli edifici pubblici. Incentivi che non solo hanno funzionato bene, ma che oggi costituiscono un requisito per le nuove costruzioni.
Che cosa sono i tetti verdi
Ma partiamo dal principio: che cosa sono i tetti verdi? Conosciuti anche come giardini pensili o coperture vegetali, sono sostanzialmente spazi verdi installati sopra gli edifici, su superfici che possono essere piane o inclinate, fino a una pendenza del 35%.
In generale, esistono due tipologie fondamentali che si basano sul tipo di vegetazione e sullo spessore del substrato colturale. Ognuna presenta caratteristiche che rispondono a specifiche esigenze, sia in termini di funzionalità che di manutenzione. Ci sono, per esempio, i cosiddetti tetti verdi estensivi, caratterizzati da uno strato vegetale sottile e leggero che di solito non supera i 10-12 centimetri di profondità; poi ci sono quelli intensivi, che richiedono invece uno strato di terreno più profondo che può arrivare fino a un metro.
Nello specifico, la prima tipologia è adatta per ospitare piante a bassa manutenzione, come specie erbacee o piccoli arbusti, che richiedono dunque interventi ogni sei/dodici mesi. La loro caratteristica? Non sono calpestabili – e dunque non possono essere utilizzati come giardini pensili – ma sono ideali per superfici ampie, come i tetti dei capannoni industriali o dei centri commerciali. Insomma, con la loro leggerezza e un peso che solitamente non spera i 150 chili per metro quadro, sono una soluzione ideale ed economica per edifici con strutture più semplici.
Al contrario, i tetti verdi di tipo intensivo consentono di ospitare una varietà più ampia di piante e anche alberi, sono calpestabili, possono essere utilizzati come veri e propri giardini pensili e possono offrire spazi ricreativi e di socializzazione. Tuttavia, rispetto ai tetti estensivi, richiedono una struttura portante più robusta: il peso della copertura, infatti, può arrivare fino a 2 mila chili al metro quadro, e richiedono interventi di manutenzione più frequente.
Come si costruiscono e quali sono i benefici
La costruzione di un tetto verde richiede una progettazione accurata che tenga in considerazione le caratteristiche dell’edificio, il tipo di vegetazione scelta e le necessità strutturali. Insomma, serve una stratigrafia ben definita.
In primo luogo, è essenziale predisporre una struttura portante che possa sostenere il peso della copertura, adagiata solitamente su uno strato impermeabilizzante e un sistema anti-radice per proteggere la parte sottostante. Poi servono elementi di drenaggio, come per esempio la ghiaia, che consentono il corretto flusso dell’acqua piovana. E, infine, è fondamentale la scelta delle piante, che devono essere adatte sia alle condizioni climatiche che al tipo di substrato.
Ma quali sono i benefici dei tetti verdi? Le coperture vegetali offrono numerosi vantaggi, tra cui la riduzione dell’effetto isola di calore, l’isolamento termico e acustico e la gestione delle acque piovane. Inoltre, contribuiscono alla biodiversità urbana, creando spazi per piante, insetti e volatili. Insomma, non sono solo una soluzione estetica, ma giocano anche un ruolo importante nella lotta ai cambiamenti climatici.
Basilea ha messo la natura al primo posto
Basilea rappresenta un modello indiscusso, a partire dagli anni Novanta, quando i residenti votarono a favore dell’istituzione di un fondo per finanziare soluzioni sostenibili. Oggi si è affermata tra le realtà più all’avanguardia nel contesto europeo. Nel giro di pochi anni ha sviluppato un approccio innovativo e strutturato, istituendo per legge l’installazione di tetti verdi su tutti gli edifici nuovi e ristrutturati con pendenze inferiori a 10 gradi. Ma lo sviluppo di questa tecnica bioclimatica non è stato frutto solo di obblighi legali: Basilea ha infatti combinato questo requisito normativo con il sostegno economico e con una costante sinergia con esperti del settore. Tra questi, per esempio, Stephan Brenneisen, ricercatore e docente presso la Zurich University of Applied Sciences, che con i suoi studi ha suscitato l’interesse delle autorità locali e dei residenti.
La strada, come per tutte le innovazioni, è stata però in salita: all’inizio la progettazione di questi spazi verdi è stata relativamente semplice. Ma con il tempo sono emerse difficoltà e si è optato per un approccio diverso e sono stati introdotti standard più specifici, come una maggiore profondità del substrato e la selezioni di semi più adatti. Un lavoro, questo, che è in costante evoluzione: le odierne sfide climatiche, per esempio, hanno portato ad aumentare lo spessore minimo del substrato, passato da 12 a 15 centimetri.
Le sfide e gli ostacoli
Nonostante i benefici, però, l’adozione dei tetti verdi non è sempre facile: senza politiche di sostegno adeguate e un adeguato riconoscimento del loro valore sociale e ambientale, molti sviluppatori immobiliari sono scoraggiati dal costo iniziale, mentre i proprietari, spesso, temono i costi di manutenzione.
La necessità di una struttura portante adeguata, infatti, può comportare un aumento del peso dell’edificio e, conseguentemente, di un maggior impego di materiali da costruzione come cemento e acciaio. Il che, implica non solo un aumento dei costi, ma anche dell’impronta di carbonio complessiva dell’edificio.
Il contesto italiano e il vuoto normativo
Anche in Italia il mercato dei tetti verdi è in espansione, con le aziende specializzate che stanno sviluppando tecnologie e soluzioni sempre più innovative. C’è una pecca, però. Nel nostro Paese manca una normativa aggiornata sul tema: mentre gli isolanti tradizionali beneficiano di sgravi fiscali, il verde pensile non viene ancora considerato e non rientra all’interno dei bonus edilizi destinati all’efficienza energetica. E, ancora una volta, quando si parla di innovazione per l’ambiente, l’Italia resta a guardare.
Ma diciamocelo: l’esperienza di Basilea offre sicuramente un modello da seguire, e dimostra che, con il giusto mix di politiche pubbliche, incentivi e sinergia con gli esperti, anche i centri urbani possono diventare luoghi più verdi e più sostenibili.