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Business, Società, Spettacolo

La giungla delle Pay Tv

24.10.2024

“L’azienda ci obbliga a dire che il prezzo è bloccato. Ma in realtà possono poi cambiare l’importo”. Circondati da offerte che dovrebbero farci risparmiare. Poi la sorprendente risposta. Netflix non è sola ad aumentare i prezzi, anche Amazon Prime, Dazn, Apple Tv+ e piattaforme come Spotify. L’inchiesta.

Ci lamentavamo del canone Rai (che, tra l’altro, continuiamo a pagare). Siamo finiti nella giungla delle Pay Tv, quelle che ti attirano con prezzi scontati e – quando meno te lo aspetti – calano la mannaia degli aumenti senza, magari, aumentare i servizi. Ormai quello dello streaming e delle emittenti a pagamento, sono un sovrappiù che abbiamo fatto diventare indispensabile. E in fondo siamo circondati: non c’è giorno che ci arrivi un’offerta di quelle che dovrebbero farci risparmiare. Che fortuna. Esperienza personale: utente ormai oltre ventennale di una Tv, qualche mese fa ho chiesto una rimodulazione delle tariffe, per non spendere per canali che non vedevo (e che erano state rimescolate nel listino). Risultato: mi è stato proposto una soluzione che mi abbassava la cifra, che sarebbe stata bloccata per 18 mesi. Invece no, quattro mesi dopo viene annunciato un aumento, e – alle mie rimostranze – l’addetto al call center risponde che «l’azienda ci obbliga a dire che il prezzo è bloccato. Ma in realtà possono poi cambiare l’importo». Bene, benissimo: siamo pure indifesi.

Insomma, sventolando nuovi investimenti che ci dovrebbero fare felici, i Nostri Signori del Telecomando ci tendono l’agguato sapendo tanto che noi ci cascheremo dentro. Le cronache dal nostro portafoglio raccontano che Netflix ci ha appena mandato una mail per notificarci un aumento di 1-2 euro, e questo solo in Italia e Spagna (ancora, che fortuna). E, naturalmente, perché «mentre cerchiamo di aumentare l’impegno e offrire più valore ai nostri membri, stiamo anche lavorando per migliorare la nostra monetizzazione perfezionando i nostri piani e i nostri prezzi. La chiave è garantire di avere una gamma di prezzi e piani per soddisfare una varietà di esigenze». Pura poesia, in pratica. Peccato però che l’annuncio sia stato dato a margine della presentazione di una trimestrale con profitti record. Per loro.

Ma tant’è: Netflix non è sola. Prima dell’estate anche Amazon Prime aveva comunicato novità che alla fine hanno portato a una crescita della spesa del 40%, con il tocco raffinato di un abbonamento aggiuntivo di 1 euro e 99 per chi non avesse più voluto le interruzioni pubblicitarie. Peccato che gli spot prima non ci fossero e che comunque sono rimasti negli eventi live. E poi non possiamo dimenticare Dazn, che ogni estate porta in alto i suoi abbonamenti e sempre più in basso il numero dei suoi dipendenti.

Insomma: non sappiamo dove orientarci. Sono già aumentati Apple Tv+, è in aumento Disney+, aumenterà ancora qualcos’altro. Perché poi la voracità dell’intrattenimento colpisce non solo le Tv, ma pure piattaforme come Spotify (il 9,99 che fa tanto marketing, è già diventato 10,99 da un po’). Tutto cambia, per carità, e in questo caso «solo di 1 o 2 euro». Ma va a finire che poi cambieremo anche noi, visto – per esempio – che l’audience delle partite di serie A, che sono il motore di tutto, è in netto calo.

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