05.11.2024
Nei 7 swing States 75 mln di persone hanno votato per corrispondenza. I temi caldi che possono orientare le scelte, l’incidenza dell’astensionismo, riuscire a reggere il conflitto post-elettorale. Molti i dubbi sull’esito che, a breve, potrà segnare la nostra epoca. Conversazione con il Senatore Alessandro Alfieri, negli States per l’Election Day.
La battaglia elettorale per designare il prossimo inquilino alla Casa Bianca è stata tra le più agguerrite e livorose della storia. L’attesa è spasmodica in tutto il mondo, perché l’esito delle presidenziali USA inciderà inevitabilmente sulla politica internazionale e sulla possibilità di risolvere conflitti e tensioni, dall’Ucraina al Medio e all’Estremo Oriente. Ma gli americani devono fare i conti soprattutto all’interno del proprio Paese, scongiurando esasperazioni. Le osservazioni di Alessandro Alfieri, senatore e responsabile Esteri della segreteria del Partito Democratico, ora testimone diretto negli Stati Uniti della battaglia elettorale nella corsa alla Casa Bianca, giunta al momento decisivo dell’election day.
L’incertezza regna sovrana, senatore Alfieri…
«A partire dalla data di proclamazione del vincitore. Non si sa oggi dire con certezza quando potremo avere l’esito delle elezioni. Nei 7 swing States Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Winsconsin, compresa la Pennsylvania, stato decisivo dove conterà anche l’ultima scheda… già 75 milioni di persone hanno votato per corrispondenza, ma, complici leggi diverse tra Stato e Stato, questo voto potrebbe essere oggetto di ricorsi, come ha già fatto presagire dalle sue dichiarazioni Donald Trump».
Cosa dobbiamo dunque attenderci?
«La domanda è come e se l’America riuscirà a reggere il conflitto post-elettorale. Le due bolle mediatiche e social, i due schieramenti, distinti e contrapposti costituitisi attorno ai due candidati Trump e Harris sono particolarmente conflittuali e caldi. Una società fortemente polarizzata tanto da rendere il rischio dei conflitti reali molto alto. In alcune città i negozi hanno iniziato a ripararsi in anticipo, preparandosi con i pannelli di legno».
Quali sono i temi che attraversano la società e che quindi possono orientare le scelte elettorali?
«Tra i temi caldi l’inflazione, percepita o, meglio, vissuta, anche se i salari in USA sono più alti, il potere d’acquisto è diminuito, penalizzando in particolare i redditi medio-bassi. Compreso l’elettorato afroamericano, che pure risulta meno mobilitato nel voto rispetto a Obama e Biden, un voto che sarebbe pro-Harris. Altro tema mobilitante è quello dei diritti civili e dell’aborto, molte donne si sono iscritte anche negli ultimi giorni nelle liste elettorali. Un voto che dovrebbe favorire la democratica Harris. Mentre la paura della globalizzazione e le migrazioni sono argomenti che ispirano l’elettorato pro-Trump. Tema sullo sfondo, invece, in queste elezioni è la politica estera. L’esito delle elezioni invece cambierebbe le relazioni geopolitiche. Specialmente in caso di vittoria di Trump, a danno del rapporto con l’Europa e della legittimazione delle Nazioni unite, con l’instaurarsi, invece, di rapporti bilaterali e la fine del multilateralismo americano».
L’astensionismo è il male politico in Italia e in molti paesi europei, e negli Stati Uniti?
«Come in tutti i Paesi occidentali l’astensionismo è molto forte. Da qui i toni molto alti tenuti in campagna elettorale, proprio per cercare di mobilitare gli elettori».
Un’elezione che segna un’epoca…
«La domanda che in molti si stanno ponendo in queste ore ė se la democrazia più antica del mondo avrà gli anticorpi per reggere questa polarizzazione così esasperata che si e creata».
Stay tuned, invita a seguire il senatore Alessandro Alfieri.