11.11.2024
Sempre più favorevoli a dare maggiore risalto a entrambe le figure genitoriali. Il fenomeno negli ultimi tre anni è quasi triplicato nel nostro Paese. La percentuale sale al 7,7% in presenza di madre straniera e padre italiano. Uno slancio di modernità o maggiore parità per le nuove famiglie? Cause e conseguenze.
C’è un aspetto meno raccontato di altri legato al tema della natalità in Italia, e che anno dopo anno si sta trasformando in un autentico fenomeno: sempre più neogenitori stanno usufruendo della relativamente recente possibilità di assegnare ai propri figli entrambi i propri cognomi. E da un lato i numeri confermano che la tendenza esiste, dall’altro è interessante chiedersi perché questa opzione piaccia sempre di più, che cosa realmente rappresenti e quali possano essere le conseguenze per i cittadini del futuro.
Partiamo dai freddi dati: in Italia la possibilità di attribuire ai figli il cognome di entrambi i genitori esiste da quando lo ha permesso la Corte Costituzionale con la sentenza n. 286 del 21 dicembre 2016. L’Istat ha deciso di fare il punto della situazione nel 2023, verificando che in quell’anno il 6,2% dei neonati residenti nel nostro Paese avevano ricevuto due cognomi: è quasi il triplo rispetto al 2020 (2,4%). Secondo l’Istituto, c’è l’intento, la consapevolezza, la volontà, financo il desiderio di dare un maggiore risalto a entrambe le figure genitoriali. Tuttavia, non mancano altri aspetti: oltre che un simbolo di parità, il doppio cognome rappresenta per molti uno slancio di modernità o anche soltanto una novità da esplorare. Ma con alcuni distinguo.
A livello statistico, infatti, non mancano importanti differenze. La prima riguarda lo stato civile: nel 2023 a optare per il doppio cognome è stato il 4,9% delle coppie sposate, ben più alto l’8% rappresentato dai celibi. Numeri simili per i genitori che hanno alle spalle un precedente matrimonio (7,8%). Esiste poi una demarcazione piuttosto netta a livello territoriale: nelle Regioni del Centro-Nord i nati con due cognomi hanno superato quota 7%, al Sud a stento hanno raggiunto il 4%. Altro elemento da non sottovalutare è la cittadinanza dei neogenitori. Se il doppio cognome è scelto dal 6,1% dei genitori entrambi italiani, la percentuale sale al 7,7% in presenza di madre straniera e padre italiano, schizzando addirittura al 14,2% quando la madre è italiana e il padre straniero.
L’aspetto più curioso è però un altro, che aiuta a capire quanto il fenomeno stia crescendo. Dei bambini nati in Italia che nel 2023 hanno ricevuto il doppio cognome, il 9,1% è un primogenito (nel 2020 erano il 2,9% del totale). Molti meno i secondogeniti (3,7%) e i terzogeniti (2,8%). Questo ovviamente non significa che le scelte siano diverse tra fratelli e sorelle, quanto che nel frattempo sempre più famiglie sono propense a una soluzione in precedenza non valutata (o nemmeno possibile dal punto di vista giuridica).
Proprio per questo motivo l’Istat è portata ad affermare che il doppio cognome possa crescere ulteriormente negli anni a venire e per le prossime generazioni, segnando un vero e proprio cambiamento culturale per il nostro Paese. Un’Italia meno tradizionale e forse anche meno patriarcale, in cui sin dalla registrazione all’anagrafe i genitori abbiano lo stesso peso e auspicabilmente anche le dinamiche familiari possano diventare meno tossiche e più paritarie.