4 Dicembre 2024
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Eventi, Società

Sguardo alla questione di genere

La conquista femminile dei propri diritti nasce anche essa dalla lotta contro quei significati di discriminazione presenti nello sguardo dell’altro. Quanto la biologia del corpo può rappresentare un tema di consapevolezza inclusiva nella nostra società contemporanea al giorno d’oggi? Riflessioni.

Guardando all’eccellenza, le donne hanno dovuto dimostrare la loro “parità” nei vari ambiti. Ma queste “competenze” non garantiscono le stesse condizioni di reclutamento, le medesime retribuzioni, l’accesso a livelli dirigenziali di prestigio. Lo vediamo nel settore privato, dove una donna in età fertile è spesso discriminata per lo svantaggio di doversi assentare dal lavoro in caso di maternità. O nel settore pubblico, persino in quegli ambiti, come il mondo della formazione, che sono appannaggio di persone di sesso femminile, ma non, ad esempio, ai vertici dei dipartimenti accademici.

Accade ancora in università italiane dove i conteggi parlano chiaro. Se la figura femminile ha avuto un suo preciso copione nella società contemporanea è anche per via dell’importanza che riveste all’interno della famiglia. Che equivale, però, a quella di chi incarna una figura diversa, considerata ancora “complementare”, come il marito, il padre, che potrebbe avere oggi la stessa dignità nella cura dei figli. Differenze che stanno scritte nella biologia, ma non negli animi. Ci sono, infatti, quei casi in cui quella che potremmo definire trasversalità o intersezionalità, in uno sguardo d’insieme più ampio, si manifesta, rappresentando un’eccezione che, più che confermare la regola, guarda ad un futuro di speranza. Nella stessa ottica possiamo considerare le donne che non hanno alcuna intenzione di dirsi femministe, che amano essere il perno del loro nucleo familiare, in una tradizionepercepita come sana e gratificante. Non siamo tutte né tutti uguali.

Quello che conta è avere possibilità di accesso a livelli di pensiero e azione neutri. C’è ancora un problema. Quello attinente alla biologia, al corpo. Siamo mossi anche dalle componenti profonde del nostro essere “umani”. Il bel corpo di una donna è anche un limite (come quello di un uomo, del resto). Perché, se guardiamo alla materialità, spesso non vediamo altri requisiti. Come sempre, non funziona per tutti così. Uomini attratti da colleghe donne sono consapevoli di dover osservare le loro qualità interiori e professionali e viceversa. Quando ciò non accade, si può essere discriminati, svalutati, molestati. O, nel migliore dei casi, “amati”. Rovesciando il punto di vista, una persona può “costituirsi” nello sguardo altrui e applicare quella che (parliamo di scienza) anche gli umanisti chiamano “civetteria”. Parlare di “patriarcato” significa parlare di “consapevolezza” nei due sensi. Di una cultura che discrimina perché forte di un approccio storicamente pertinente ad un sistema maschile o paternalistico. Ma anche di aderenza, consapevole o no, ad una costruzione culturale che fa rispecchiare la persona in modelli apparentemente necessari, ai suoi occhi, o, peggio, utili. Non significa negare che questa visione arrechi danno soprattutto a vittime senza colpa alcuna. Persone, spesso giovani, che hanno avuto paura di ferire, ma che, invece, sono state annullate da uno sguardo culturale corrotto, per sempre.

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