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Cronaca, Esteri

Corea del Sud, icona della democrazia impopolare

05.12.2024

Vista panoramica del Palazzo Seokeodang, situato nel complesso del Palazzo Deoksugung, coreani in abiti tradizionali in primo piano, Seoul, Corea del Sud

Il bizzarro colpo di Stato nell’iconico Paese asiatico fondato sull’efficienza mette i riflettori su una realtà Presidenziale “democratica” i cui oltre due terzi dei cittadini vedrebbero con favore la sua rimozione. Cosa hanno provocato i fatti di martedì 3 dicembre nel sentimento popolare oltre a riportare l’orologio politico indietro di 40 anni?

La decima economia del mondo, cellulari al primo posto al mondo per quota di mercato, film candidati all’Oscar come migliore pellicola straniera, un genere musicale impostosi nel mondo tramite gruppi come BTS, una guerra con il vicino settentrionale in attesa di pace da oltre 70 anni. Questa la Corea del Sud nell’immaginario popolare di tutto il mondo. Fino a ieri, quando tv, giornali e social hanno dato notizia della proclamazione della legge marziale, rientrata dopo appena sei ore. Se si è trattato di un tentativo di colpo di Stato, è senz’altro uno dei più bizzarri mai registrati.

A scatenare l’iniziativa è stato il presidente Yoon Suk Yeol, secondo cui i tentativi di impeachment contro di lui dell’opposizione comunista sarebbero stati un rischio per la democrazia. In realtà, Yoon è molto impopolare e nei sondaggi oltre due terzi dei cittadini vedrebbero con favore la sua rimozione. Al suo annuncio in televisione del decreto di emergenza sono seguiti dimostrazioni spontanee di piazza, il tentativo di occupare militarmente il parlamento e il dietrofront del presidente. A far naufragare il tentativo è stata probabilmente la scelta del partito conservatore di schierarsi contro la decisione.

Il decreto ha riaperto vecchie ferite: negli anni Settanta e Ottanta le forze armate sudcoreane usarono spesso la violenza per reprimere qualsiasi agitazione interna. Da allora, uno degli obiettivi principali della politica militare è stato quello di ripulire la propria immagine in senso democratico. Ma i fatti di martedì 3 dicembre non hanno solo riportato l’orologio politico indietro di 40 anni. Il capo di Stato Maggiore dell’Esercito Park-An-su ha detto di aver appreso solo dalla tv di essere stato messo a capo del colpo di mano, aggiungendo che né lui né i suoi collaboratori sapevano cosa avrebbero dovuto fare. Un’impreparazione dura da digerire, in un Paese fondato sull’efficienza. Park ha subito presentato le dimissioni, che però non risultano ancora accolte.
Le conseguenze potrebbero essere molto gravi anche sul piano internazionale. Yoon è completamente allineato con gli Stati Uniti e porta avanti la linea dura contro la Corea del Nord di Kim Jong-Un. La sua caduta potrebbe alterare gli equilibri nella regione, dando più spazio ad una stagione di negoziati.

Cerimonia ufficiale di arrivo per la visita di Stato del Presidente Yoon Suk Yeol della Repubblica di Corea alla Casa Bianca.

Donald Trump, d’altro canto, ha sempre pensato di avere un rapporto privilegiato con Kim, cosa che potrebbe indurlo a non guardare con troppo sfavore la caduta del falco Yoon. Né si può dimenticare che in campagna elettorale Trump aveva attaccato la Corea del Sud come Paese che spende poco per la propria sicurezza, preferendo farsi proteggere dagli USA. Un’accusa sorprendente, se si pensa che la sua aeronautica militare, la ROKAF, ha ordinato a più riprese il caccia statunitense F-35, che la Korean Aerospace Industries produce l’addestratore avanzato T-50 sviluppato con Lockheed Martin e che la Corea del Sud produce oggi il carro armato K-2, forse il migliore del mondo, scelto poche settimane fa dalla Polonia per riequipaggiare le proprie forze corazzate, la posta in gioco è ancora maggiore.

Come sempre, è difficile immaginare cosa sceglierà di fare Trump nella penisola coreana. A pagare è per ora il ministro della Difesa Kim Yong-hyun, che ha presentato dimissioni subito accettate. A sostituirlo sarà l’attuale ambasciatore al Cairo, Choi Byung-hyuk. Tutto bene, insomma. Ma è solo l’inizio di una verifica interna che potrebbe avere conseguenze molto più gravi.

 

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