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Cronaca, Esteri

Siria, lettera al Dittatore

09.12.2024

Cade l’Assadismo in Medio Oriente. Il mondo aveva continuato a subire, senza potere alcuno, il dolore di un popolo che ha ceduto per oltre 50 anni alla dittatura oscura. La storia politica della Siria, che si è appena liberata, nasconde una pluralità di sfaccettature umane e geopolitiche, utili per la comprensione del vicino oriente. La lettura.

Improvvisamente, e dopo ore dalla liberazione di centinaia di prigionieri lasciati al loro destino dentro il terrificante carcere politico di Sednaya, si viene a sapere dell’esistenza di altre decine e decine di migliaia di prigionieri presenti nella cosiddetta Prigione Rossa sottostante, un enorme complesso composto da tre piani sotterranei, blindati e impossibili da raggiungere.
Emblematiche le immagini dei soccorritori, tutt’ora impegnati in una disperata operazione di salvataggio, nel tentativo di sfondare gli strati di cemento armato, sotto i quali sono rinchiusi gli esseri umani, siriani e stranieri, lasciati marcire dagli aguzzini che hanno pensato, senza pietà, di bloccarne l’uscita prima di sparire. Immagini che permettono di comprendere, toccando con mano il quadro del malessere in cui ha vissuto la Siria, e che, ora, l’umanità può definitivamente e senza paura, descrivere come la fine dell’epoca più buia dell’ultima dittatura panaraba in Medio Oriente.

Emblematico scoprire che sono ancora molte le prigioni nascoste sotto il suolo lungo il territorio siriano e la stessa Damasco, mentre il popolo continua a non credere di essersi liberato dalle catene “assadiste”, durate oltre 5 decadi. Epoca buia, durante la quale tutti gli abitanti del Medio Oriente hanno dovuto fare i conti con la cupa presenza di una famiglia apparsa dal nulla, portando disgrazia e insuccesso, devastazione e declino. Presenza che ha potuto togliere luce a tutte le questioni esistenziali per la rinascita araba, e di cui ha voluto impadronirsi per modellarsi un’identità, sfigurandone l’essenza, a partire dal Partito Baath, alla Questione Palestinese, al progetto della grande nazione araba teorizzato dai fondatori del nazionalismo arabo dopo la caduta dell’impero Ottomano, persino al Conflitto Arabo Israeliano, di cui ha voluto farne da padrona, lasciando sopra una tocca malsana.

L’ingresso degli Assad nella scena mediorientale non è stato solo compromettente per il complesso dei progetti risorgimentali su cui hanno lavorato i progressisti arabi lungo il ventesimo secolo, ma ha avuto soprattutto ripercussioni culturali devastanti sulla società civile mediorientale, alimentando la cultura dell’opportunismo e della corruzione per generazioni. Un fatto che ha influito negativamente anche sul concetto di cittadinanza e i rapporti tra Stato e Popolo per come è stato concepito nella mente delle nuove generazioni.

La famiglia di Hafiz Al-Assad, nel secolo precedente.

Tra le varie scelte che un uomo di Stato poteva fare, Bashar ha voluto la fuga da Damasco, trascurando il suo obbligo etico-professionale e Presidenziale di creare le condizioni per un minimo di pragmatismo nella consegna del potere. Il trauma di questa sua scelta lo hanno subito tutti coloro che hanno creduto in lui. Un bene per la Siria del futuro, per svegliarsi, ovviamente.
La fuga drammatica, effettivamente, aveva messo luce sull’inganno in cui ha vissuto quella popolazione siriana che ha voluto credere nella sua dittatura. Il grande inganno subìto dai sostenitori di Assad è stato traumatico oltretutto per i suoi alleati geopolitici: Iran, Hesbollah e Russia, che avevano investito tutto sulla sua figura e sulle sue abilità presidenziali.

Emblematiche anche le strazianti immagini dei prigionieri, che hanno perso la ragione, stando rinchiusi. Ricordano lo stato di isolamento in cui ha vissuto la Siria insieme al suo popolo durante tutto il periodo Assadista, in cui Padre e Figlio avevano compromesso ogni possibilità di amicizia, non solo con l’Occidente, ma anche con tutti i Paesi confinanti, per poter godere di una posizione di comando. Riuscendo, probabilmente nell’intento, ma con il sacrificio di un grande popolo.
Ma la storia degli insuccessi degli Assad non è nuova. Pare sia sfuggito a tutti i player geopolitici quanto sia cronica. Li ha accompagnati passo per passo ogni istante sin dai tempi della Guerra del Kippur nel 1973, nella quale unico vincitore fu Sadat, riuscito a riprendersi il Sinai, e al quale la storia continua a dare ragione. L’Assadismo, infatti, non ha conosciuto successi. La sua abilità è stata quella impossessarsi del Sogno Arabo, ingannando i popoli in un futuro migliore. Ha persino potuto esportare il suo modello feroce e repressivo ad Israele. A guardare Gaza oggi non possiamo che ricordare quello che hanno fatto le truppe Assadiste in Siria durante la guerra civile.

Il più grande torto che possiamo fare ai popoli del Medio Oriente in lotta per la libertà, compresa la Siria, in questo meomento, è quello di permettere a Israele di occupare ulteriori territori siriani, ora liberi.

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