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Cronaca, Cultura

Brain Rot, putrefazione del cervello

13.12.2024

È la parola dell’anno 2024 per l’Oxford Dictionary. Il ruolo dei social media è stato cruciale nel diffondere il concetto di “brain rot”, che serve a definire il deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, spesso attribuito al consumo eccessivo di contenuti banali, in particolare online. Osservazioni.

Ogni anno, l’Oxford Dictionary sceglie un termine che meglio rappresenta il clima culturale e sociale del momento. Per il 2024, la parola dell’anno è “brain rot”, un’espressione inglese che significa letteralmente “putrefazione del cervello” o “marciume cerebrale”. Questa scelta, apparentemente provocatoria, riflette in modo critico l’impatto che il consumo eccessivo di contenuti digitali ha sulla nostra mente. 

La definizione ufficiale lo descrive come il deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, spesso attribuito al consumo eccessivo di contenuti banali, in particolare online. Il termine, benché oggi associato al mondo digitale, ha origini molto più antiche: risale al 1854, quando Henry David Thoreau lo usò nel suo libro Walden per denunciare la mancanza di stimoli intellettuali profondi nella società del suo tempo. Oggi, quel concetto sembra più attuale che mai, con la differenza che i “contenuti vuoti” sono amplificati dai social.  L’uso del termine “brain rot” ha visto un’impennata del 230% nel 2024 rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto alla sua popolarità sui social come TikTok e Instagram. Qui, l’espressione è diventata un vero e proprio trend, utilizzata per descrivere quella sensazione di stanchezza mentale che molti provano dopo aver trascorso ore a scrollare video, meme e post spesso ironici.
Il ruolo dei social media nel diffondere il concetto di “brain rot” è stato cruciale. Fin dai primi mesi del 2024, la parola è stata condivisa come hashtag. Tale espressione pone domande importanti sul nostro rapporto con la tecnologia: siamo in grado di controllare il nostro consumo digitale o ci lasciamo sopraffare da contenuti che, invece di arricchire, svuotano la mente?
La parola dell’anno non è solo una fotografia della nostra epoca, ma anche un campanello d’allarme. In un mondo sempre più connesso, il rischio di perdere stimoli autentici è concreto. Il messaggio è chiaro: abbiamo bisogno di nutrire la mente con contenuti di valore, che stimolino riflessioni profonde e arricchiscano la nostra intelligenza, piuttosto che prosciugarla.

In definitiva, “brain rot” non è solo un termine, ma un monito. La sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra l’inevitabile dipendenza dal digitale e la necessità di preservare la nostra salute mentale e intellettuale.

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