19.12.2024
Il Bel Paese grande assente nel panorama europeo di ricerca e sviluppo. I nostri investimenti hanno portato la patria al diciottesimo posto su 27 per tasso di spesa nel 2023. Al top sono Germania, Francia e Spagna, che investono rispettivamente il 3,11% del Pil, il 2,19% e l’1,49%. Quali settori su cui investe l’Europa. L’Italia a confronto.
È un’Italia che non tiene il passo quella nella competizione all’innovazione: secondo i dati diffusi da Eurostat, nel 2023 il Governo italiano ha destinato soltanto l’1,3% del Pil alla ricerca, portando il Paese al diciottesimo posto su 27 per tasso di spesa. In altri termini, sono numeri che rimangono invariati rispetto al 2013, quando gli investimenti si attestavano all’1,29%, in un contesto europeo invece in crescita.
Ora come allora, dunque, sul fronte della ricerca e dello sviluppo l’Unione europea si muove a due velocità. Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, i fondi destinati all’innovazione in Ue hanno registrato un incremento significativo, passando dal 2,08% del Pil al 2,22%, con oltre 381 miliardi destinati al settore soltanto nel 2023.
A trainare l’innovazione, tra le principali economie dell’Eurozona, ci sono Germania, Francia e Spagna, che investono rispettivamente il 3,11% del Pil, il 2,19% e l’1,49%. E in questo scenario l’immobilismo del Bel Paese appare ancora più evidente, con il divario rispetto alle altre potenze europee che sembra destinato ad aumentare.
Ma quali sono i settori che investono maggiormente in ricerca? Sempre secondo quanto riportato da Eurostat, «il settore delle imprese commerciali ha continuato a rappresentare la quota maggiore di spesa»: nello specifico, nel corso dello scorso anno ha riguardato il 66% della spesa totale in tutta l’Unione europea. Il settore più coinvolto è dunque quello secondario, a cui fanno seguito le università, il settore pubblico e quello privato degli enti non-profit.
In Italia, analogamente al resto dell’Europa, la tendenza è simile; tuttavia, rispetto ad altri Paesi è una ricerca che procede, per così dire, a rallentatore. Per esempio, come succede in altri Stati membri, a trainare l’innovazione sono le imprese commerciali private, specialmente nel settore tecnologico e farmaceutico. Ma se paragonato per esempio a Germania e Francia, il contributo risulta sottodimensionato. Ancora, le università: sebbene queste istituzioni rappresentino attori chiave nel campo della ricerca, la carenza di fondi limita fortemente la capacità degli atenei di competere rispetto alle colleghe europee. Per quel che riguarda il settore pubblico, anche qui forti carenze, con la quota destinata dai governi che è tra le più basse in Europa.