5 Febbraio 2025
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Cronaca, Economia, Lavoro

Tramontano gli “Influencer”, sorgono i “Content Creator”

08.01.2025

Nel 2025 vedremo crescere una controfigura che rimpiazza il protagonismo assoluto con un mestiere meno eccentrico, più simile all’opinionista, autore, divulgatore o addirittura artista. Offrire veri e propri servizi che insegnano diventa l’esigenza per un mercato che promette oltre 500 mld di dollari. L’Italia è tutt’altro che irrilevante.

Il 2024 è stato l’anno che ha visto, in un modo o nell’altro, uno storico cambiamento nella percezione generale delle celebrità del web e dei social network. Una piccola rivoluzione: progressiva, forse quasi difficile da percepire, ma costante e inevitabile. La figura del classico Influencer, personaggio che con le sue scelte soprattutto di stile spostava le preferenze del grande pubblico e addirittura i dati di mercato, sembra ormai datata e prossima al tramonto. Al suo posto, invece, ne è esplosa un’altra: quella del “content creator”. E attenzione: chi crede che si tratti di due sinonimi commetterebbe un grosso errore.

Come spiega Forbes, il tradizionale Influencer si limita a raccontare sé stesso, in uno spaccato di vita privata che quasi stringe l’occhio allo spirito voyeuristico della gente comune. Si pensi alla figura simbolo della categoria: Chiara Ferragni. Nei suoi contenuti, pressoché sempre aperti dall’inconfondibile “Hi guys”, la si poteva vedere nelle stanze di casa sua, nel suo bagno, nella cabina armadio. Il passo successivo era provare a “imitarla” prendendo appunti sui suoi capi di abbigliamento, i suoi trucchi, i suoi accessori.
La differenza con il Content Creator è quindi profonda, Quest’ultimo, sempre più spesso definibile a seconda dei casi come opinionista, autore, divulgatore o addirittura artista, non racconta sé stesso: offre un servizio. Quindi permette alla sua utenza di imparare qualcosa, che si tratti semplicemente di una ricetta o di un modo di allenarsi, fino ad arrivare ad approfondimenti più o meno accurati, affidabili e capillari su qualsiasi argomento di conoscenza generale. La forbice è potenzialmente infinita e racchiude attualità, politica, sport, showbiz e addirittura materie affrontate sui banchi universitari.
E, come detto, il 2024 potrebbe rivelarsi un anno cruciale per questa occupazione, che da hobby o passatempo si sta tramutando in una vera e propria professione. Goldman Sachs racconta in un suo rapporto che quest’anno le 17 principali startup dedicate alla creator economy hanno superato i 900 milioni di dollari in investimenti (superando i 10 milioni a testa): di questo passo l’intero mercato globale, entro il 2027, sfonderà il muro dei 500 miliardi di dollari complessivi. Un fenomeno da tenere attentamente sott’occhio, e in cui la voce dell’Italia è tutt’altro che secondaria.

La Nielsen Holdings, società americana specializzata nella misurazione dell’audience dei media, ha calcolato che nel nostro Paese oltre due milioni di persone si definiscono Content Creator. Un dato che ci pone al secondo posto in Europa, con prospettive di ulteriore crescita. Tanto più che il nostro livello di professionalità risulta mediamente piuttosto alto, in un universo dove spiccare dalla massa è sempre più complicato. Senza dimenticare che, anche con i precedenti trend social in grado di tramutare persone comuni in celebrità, abbiamo più volte dimostrato una sorprendente capacità di anticipare i tempi. Si pensi, oltre alla già citata Chiara Ferragni, anche a un certo Khaby Lame.

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