5 Febbraio 2025
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Cultura, Storie

Insieme a Luigi Mazzella, poliedrico statista

09.01.2025

Luigi Mazzella, ripreso nella sua casa-studi.

Un unicum per come ha interpretato le maggiori cariche dello Stato e gli spazi dell’arte, della letteratura e del cinema. Ha scritto 16 saggi giuridico-filosofici, 9 incursioni nel mondo del cinema e 18 romanzi. La sua storia e i suoi pareri sulla guerra e sulla politica e le sue rappresentanze del gentil sesso nell’Intervista di ultimabozza.

La casa alla Camilluccia, a Roma, condivisa in toto con la moglie Ylva, è ciò che meglio rappresenta l’architettura della vita, gli impegni civili e giuridici, il suo “ordine” mentale, le sue passioni, in primis la letteratura e l’Arte con la A maiuscola, il cinema. Luigi Mazzella è un “caso anomalo”, un unicum per come ha interpretato le maggiori cariche dello Stato e gli spazi dell’arte, della letteratura e del cinema. Parliamo davanti ad uno dei primi “specchi” di Pistoletto, ma le stanze, gli arredi (poltrone, sedie, sculture) parlano di arte contemporanea coniugata più rappresentativa possibile. Luigi Mazzella è nato a Salerno nel 1932; per capire quanto impegno e tenacia abbia messo negli studi e nel progetto della sua vita, basterebbe ricordare che nel 1956 diventa Avvocato dello Stato. Poi è un crescendo che liofilizziamo in poche, significative righe: nel dicembre 2001 ‘è stato nominato Avvocato Generale dello Stato; dal 14 novembre 2002 al 2 dicembre 2004 è stato Ministro per la funzione pubblica nel Governo Berlusconi II.

In quel breve lasso di tempo propone il progetto di ridisegnare e snellire l’apparato della pubblica amministrazione, una emergenza, allora e ora. Il 15 giugno 2005 è stato eletto dal Parlamento alla Corte Costituzionale. Lascerà gli incarichi pubblici come vicepresidente della Corte, nel 2014. Ma questo è solo un tratto della sua vita. La lettura e la scrittura sono stati un altro sentiero ben metabolizzato; gli studi classici e un malcelato amore per i classici Greci e Latini, lo studio della filosofia lo hanno portato ad elaborare un sistema che potremmo sintetizzare in una rinascita del paganesimo (Umanesimo tout court), con una dose massima di un razionalismo e liberalismo: L’uomo al centro di tutto. Ne parliamo con lui tra le sue nuove acquisizioni di arte contemporanea: due opere di Agostino Bonalumi.

Lei ha scritto 16 saggi giuridico-filosofici, 9 incursioni nel mondo del cinema e 18 romanzi. La scrittura ha un compito ancora da svolgere?

Tralasciando i saggi, sono in qualche modo convinto che un romanzo semplice, cioè il mero racconto dei fatti, abbia esaurito il tempo suo e che in effetti l’unico modo per attraversare questo campo e dargli dignità e validità è quello del romanzo filosofico. Il romanzo filosofico attraverso la narrazione esprime una visione della vita, della società, altrimenti è lettura sterile e non formativa. Tutti i miei romanzi hanno un contenuto filosofico che prevale su ogni altro aspetto e attività. Il contenuto e, mi si perdoni, l’unicità di pensiero a cui sono arrivato è che la crisi dell’Occidente. così ben delineata da Sprengler. è esatta, ma ha bisogno di una spiegazione. L’Occidente sta crollando perché è frutto dell’irrazionalismo (a mio modo di vedere) dei credi che ne costituiscono il pensiero. Non si può continuare a credere senza pensare; siamo così “vittime” di tre ideologie religiose e due politiche che hanno spinto l’Occidente in un “cul de sac” da cui non troviamo risposte e vie di uscita”.

L’arte contemporanea di cui abbiamo visione ora e qui ai massimi livelli, poi il cinema. (Il figlio Gianluca è regista; l’ultimo lavoro è la fiction RAI “Libera”). Quali predilezioni ha?

“Prediligo chiunque vada verso e tenda alla razionalità del pensiero e dell’agire. Preferisco i registi che togliendosi dagli schemi ordinari della mentalità comune, hanno visto e cercato di vedere i problemi nella nuda realtà. I fratelli Cohen e non ultima la cinematografia coreana, per parlare del presente sono i miei prediletti”.
Il dialogo apre molti rivoli e spunti; su tutti ci piace ricordare questa sua frase: “La Giustizia dovrebbe difendere il cittadino dallo Stato”. Nel mentre, ci consegna ancora “caldo” di stampa, il suo ultimo: L’Occidente al tempo delle “pulzelle”. Le pulzelle sono facili da identificare: Giorgia Meloni, Elly Schlein, Ursula von der Leyen, Roberta Metzola, Annalena Baerbok. Nel libro si sostiene che le rappresentanti del gentil sesso si sono fiondate a dissotterrare, sull’esempio di Giovanna d’Arco, l’ascia di guerra per scagliarla contro i nemici di Joe Biden e della Cia. Dopo il bellicismo sperticato delle nostre due guerriere in gonne griffate si è capito che sono irripetibili i tempi in cui possa spuntare all’orizzonte una novella Lisistrata per eliminare gli eserciti.

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