17.01.2025
I numeri dei trasgressori a fine 2024 sono da incubo, in cima Napoli. Troppa libertà fiscale per i “furbetti”. A gennaio entra in vigore la normativa per chi mette a disposizione un appartamento per 30 giorni o meno. Sguardo alle nuove regole.
Si va verso una migliore regolarizzazione degli affitti brevi, vale a dire quelli di durata uguale o inferiore a 30 giorni. Da questo punto di vista l’Italia somiglia a una vera e propria giungla, con diffuse irregolarità in tutto il Paese. È dunque necessario risolvere dubbi e lentezze da un lato, ma dall’altro è evidente l’esigenza di arginare la troppa libertà che si sono presi nel tempo i “furbetti”, soprattutto dal punto di vista fiscale.
L’Agenzia delle Entrate ha diffuso le prime bozze del modello 730/2025, riferito al periodo d’imposta 2024. Qui si stabilisce tra le altre cose un nuovo assetto per la tassazione degli affitti brevi, con indicazioni molto chiare: il primo appartamento potrà usufruire della cedolare secca più bassa del 21%, mentre il prelievo su tutti gli altri è fissato al 26%. L’unità immobiliare che sconta la tassazione inferiore va individuata e indicata nella dichiarazione dei redditi.
Del resto, come detto, le irregolarità abbondano. A gennaio è entrata in vigore la nuova normativa sugli affitti brevi (come stabilito dal decreto-legge n. 145 del 18 ottobre 2023, anche noto come Decreto Anticipi), il cui scopo dichiarato era appunto combattere l’evasione fiscale, diffusissima nel settore. Basti dire che, per essere in regola, le strutture destinate alle locazioni turistiche di breve durata devono obbligatoriamente dotarsi del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Ma Osservatorio Nazionale Federconsumatori, Fondazione Isscon e Sunia, in un’indagine che prese in considerazione la prima metà di novembre 2024, rilevarono che solo il 52% degli immobili adibiti ad affitti brevi era dotato di CIN. Non è tutto: aggiungendo al codice anche tutte le necessarie dotazioni di sicurezza degli immobili, gli appartamenti pienamente in regola erano solo uno su 12.
Insieme alle nuove regole, però, il tentativo è anche quello di facilitare chi intenda muoversi in questa nuova branca del turismo in maniera precisa, corretta e soprattutto legale. Il CIN, che le strutture ricettive devono obbligatoriamente richiedere dal 3 settembre 2024, è rilasciato automaticamente dallo scorso 10 dicembre. Una procedura per snellire l’operazione, che scatta per coloro che hanno presentato la richiesta 30 giorni prima. Il nuovo sistema permette inoltre alle Regioni di verificare eventuali inadempienze senza penalizzare chi è in regola.
Sempre a novembre, gli appartamenti destinati ad affitti brevi e regolarmente dotati di CIN risultavano essere appena il 32% a Napoli, il 37% a Firenze, il 48% a Bologna, il 51% a Torino, il 45% a Roma e il 57% a Venezia. Percentuali da incubo, tanto da far sembrare Lecce e Catania (60%) o Milano (67%) modelli virtuosi. Ora però tutto cambia, e non conviene trasgredire: come comunicato sul sito del Ministero Del Turismo, le sanzioni per chi non dispone di CIN (che va esposto all’esterno dello stabile in affitto) vanno dagli 800 agli 8.000 euro. E, chi lo ha richiesto e deve ottenerlo per la prima volta, ha 60 giorni di tempo per mettersi in regola dalla pubblicazione dell’Avviso in Gazzetta Ufficiale.