4 Febbraio 2025
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Ambiente, Mondo, Personaggi

Trump caccia la scienza climatica dal web, Darwin per ora si salva

“Il mondo nuovo” che vuole la Casa Bianca: vietato parlare di clima, epurati i siti federali

Facciamo un gioco per misurare la distanza tra realtà e immaginazione confrontando due testi.

Primo testo: “L’amministrazione Trump ha ordinato al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) di rimuovere i suoi siti web che documentano o fanno riferimento alla crisi climatica. Le pagine principali del sito web dell’United States Forest Service (Usfs) per le risorse chiave, le ricerche e gli strumenti di adattamento – inclusi quelli che offrono informazioni fondamentali e valutazioni sulla vulnerabilità agli incendi – sono state oscurate, lasciando solo un messaggio di errore o una singola riga: ‘Non sei autorizzato ad accedere a questa pagina’”.

Secondo testo: “Oggi, per la loro propaganda, i dittatori si avvalgono soprattutto di tre mezzi: ripetizione di frasi fatte, che vogliono far accettare per vere; soppressione di fatti, che vogliono ignorati; suscitamento e razionalizzazione di passioni che possono essere usate nell’interesse del Partito”.

Sembrano inseriti nello stesso contesto temporale. Ma non è così: tra i due testi passa un secolo. Il primo è l’inizio di un articolo messo online ieri dal Guardian. Il secondo è un passaggio del Mondo nuovo di Aldous Huxley, best seller scritto nel momento in cui il nazismo si stava affermando. Huxley, nel 1933, aggiunge: “La comunicazione di massa non è né un bene né un male. Usate in un certo modo stampa, radio e cinema sono indispensabili alla sopravvivenza della democrazia. Usate in modo opposto divengono le armi più possenti dell’arsenale dittatoriale”.

Rispetto alla distopia descritta da Huxley, oggi qualche differenza c’è. Ad esempio il motore della comunicazione di massa è il web e non la carta stampata. Ma fondamentalmente il meccanismo resta lo stesso. E, passando dalla fantascienza alla realtà che ha ispirato Huxley, come un secolo fa quello che colpisce è la debolezza della reazione. Elementi base della democrazia, come la libertà d’informazione, vengono cancellati e la prendiamo come se fosse una bizzarria passeggera. Perché? Il primo elemento è che, come all’inizio del Novecento, uno tsunami sociale ha investito l’occidente facendo saltare gli equilibri sociali. Questa volta invertendo un trend che sembrava consolidato. Non solo l’ascensore sociale si è fermato, ma è cominciato il percorso inverso: in tanti si stanno impoverendo e i super ricchi sono in condizione di minacciare il mondo. Le regole che finora ci hanno protetto sembrano non valere più, c’è un grande disorientamento.

Il secondo elemento è che la turbodestra, come risposta a queste difficoltà, rivendica un egoismo brutale che porta alla disgregazione della società, ma che nell’immediato sembra vestito di concretezza; mentre dall’altra parte dello schieramento politico si tendono a proporre valori morali universali poco agganciati a proposte semplici ed efficaci.

L’ambiente è la cartina di tornasole di questo meccanismo: il bersaglio ideale del populismo perché viene dipinto come la richiesta di brioches quando manca il pane. In realtà è vero il contrario: se la crisi climatica non viene arginata, il problema è anche il pane, che rincara perché le farine vengono aggredite da funghi e micotossine. E, con il meteo estremo che avanza, i meccanismi di adattamento della natura (le nature based solutions) – testati in periodi più lunghi della storia umana – rappresentano una delle poche ancore di sicurezza a disposizione.

Ma di tutto ciò non c’è la minima consapevolezza nell’America di Trump che vuole espellere dal web quello che l’intera comunità scientifica ha elaborato in mezzo secolo di studi e ricerche per comprendere come noi stessi (bruciando fossili e deforestando) stiamo cambiando il clima in direzione opposta ai nostri interessi. E solo un verdetto del tribunale della Pennsylvania ha evitato che anche Darwin venisse mandato in soffitta come eretico.

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