05.02.2025
All’inizio dell’anno, al Polo Nord, il termometro sfiora lo zero termico e il ghiaccio tiene a fatica
Domenica 2 febbraio 2025, al Polo Nord è stata registrata un’anomalia termica senza precedenti: le temperature sono salite di oltre 20°C sopra la media stagionale, raggiungendo livelli sufficienti a innescare la fusione del ghiaccio.
I modelli meteorologici europei e statunitensi avevano segnalato già sabato, il giorno precedente, un’impennata di 18 gradi sopra la media 1991-2020 a nord delle isole Svalbard, in Norvegia. Le temperature reali sono arrivate vicino allo zero, soglia oltre la quale il ghiaccio comincia a sciogliersi. “Si è trattato di un evento di riscaldamento invernale estremo”, ha dichiarato Mika Rantanen, scienziato dell’Istituto Meteorologico Finlandese. “Probabilmente non il più estremo mai osservato, ma comunque al limite di ciò che può accadere nell’Artico”.
L’Artico si surriscalda molto più velocemente del resto del mondo
Il riscaldamento globale, spinto dai combustibili fossili, ha già innalzato la temperatura del pianeta di circa 1,3 gradi rispetto all’epoca preindustriale (con un picco di 1,5 gradi nel 2024). Tuttavia, le regioni polari si scaldano molto più in fretta a causa della progressiva scomparsa del ghiaccio marino, che normalmente riflette la luce solare. Il risultato? Estati roventi, inverni sempre più miti e un Artico in affanno.
Secondo Julien Nicolas, climatologo del programma Copernicus dell’Unione Europea, il caldo anomalo in pieno inverno è stato innescato da una profonda area di bassa pressione sull’Islanda, che ha convogliato un flusso intenso di aria calda verso il Polo Nord. A peggiorare la situazione, le temperature insolitamente elevate nell’Atlantico nord-orientale, che hanno amplificato il fenomeno. “Questo tipo di evento è relativamente raro, ma senza ulteriori analisi non possiamo valutarne la frequenza. Certamente un episodio simile si è verificato nel febbraio 2018”, ha spiegato Nicolas.
I dati Copernicus hanno rilevato temperature con punte superiori a -1 grado fino alla latitudine di 87°N. A confermare il trend, una boa di monitoraggio della neve artica, che ha registrato 0,5°C.
Un futuro senza ghiaccio?
Determinare con precisione l’entità dell’anomalia in regioni remote come l’Artico centrale è complesso: le misurazioni provengono da satelliti, navi, aerei e stazioni meteorologiche, ma le osservazioni dirette sono scarse. Eppure, per gli esperti, il quadro è chiaro: “Tutti i modelli indicano un’anomalia di oltre 20 gradi. Direi che la stima si aggira tra i 20 e i 30 gradi”, afferma Rantanen.
Dal 1979, l’Artico si sta scaldando quattro volte più velocemente della media globale, e le ondate di calore estremo sono sempre più frequenti. Ma c’è un dato che preoccupa più di tutti: temperature sopra lo zero significano fusione del ghiaccio.
“Ormai – avverte Dirk Notz, climatologo dell’Università di Amburgo – è un dato di fatto che il ghiaccio continuerà a scomparire finché le temperature continueranno a salire”. Uno studio del 2023, co-firmato da Notz, ha lanciato un allarme inequivocabile: anche riducendo drasticamente le emissioni di CO₂, il ghiaccio marino artico in estate è destinato a sparire. “Ci aspettiamo che l’Artico nei prossimi due decenni perda per la prima volta il suo manto di ghiaccio estivo. Sarà probabilmente il primo paesaggio a scomparire a causa dell’attività umana, dimostrando ancora una volta – conclude Notz – quanto l’uomo sia capace di modificare il volto del pianeta”.