15.02.2025
Linea monetaria attuale continua a frenare economia e prezzi
Roma, 15 feb. (askanews) – Nell’area euro “il percorso di normalizzazione della politica monetaria non è concluso” e, guardando avanti, “un allentamento meno deciso” rispetto allo scenario di base, che considera un taglio dei tassi di riferimento “intorno al 2 per cento dalla metà del 2025, potrebbe comportare un’inflazione troppo bassa nel medio periodo”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al 31esimo congresso Assiom Forex.
“Il processo di normalizzazione della politica monetaria va quindi continuato – ha detto – accompagnando le decisioni con una comunicazione orientata alle prospettive dell’economia reale e dell’inflazione nel medio termine. In questa fase, un’eccessiva attenzione ai dati di volta in volta disponibili rischia di generare incertezza e volatilità nei mercati, riducendo l’efficacia della politica monetaria”.
Come tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’area euro, Panetta partecipa al Consiglio direttivo della Bce. “Il rientro dell’inflazione nell’area dell’euro all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine è quasi completo – ha fatto notare -. I rialzi degli ultimi mesi, fino al 2,5 per cento a gennaio, erano previsti e sono dovuti in parte a effetti di base legati all’evoluzione passata dei prezzi dell’energia. L’inflazione di fondo si è mantenuta al 2,7 per cento, ma la sua dinamica sui tre mesi, più rappresentativa delle tendenze recenti, evidenzia un calo pressoché continuo”.
Nel frattempo il principale tasso di riferimento della Bce “rimane superiore alle stime del tasso neutrale, ossia il livello compatibile con l’assenza di pressioni inflazionistiche e con la crescita potenziale dell’economia. Di conseguenza – ha rilevato Panetta – la politica monetaria continua a esercitare una pressione al ribasso sull’attività produttiva e sulla dinamica dei prezzi al consumo, un effetto sempre meno necessario in un contesto in cui l’inflazione è vicina all’obiettivo e la domanda interna resta debole”.