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Tra ricordi e cronache poetiche, parte il Giro d’Italia che profuma di rosa

05.05.2023

Comincia domani il Giro d’Italia numero 106. Un sabato di maggio nella periferica Fossacesia e 3.489,2 km lungo la Costa dei Trabocchi. Proprio a Pescara, dove Cilindro “Indro” Montanelli era approdato per raccontare l’avventura in rosa.

Scendendo lungo l’Adriatico verso il Gargano, dalle parti di Pescara si avvertiva, già settimane fa, quella eccitazione che soltanto i grandi eventi sanno stuzzicare. E il Giro d’Italia è uno di essi perché ancora capace di sollecitare certe sensazioni, elevando il principale appuntamento sportivo-nazional-popolare del Paese in appuntamento, quantunque martoriato, di livello superiore.

Un tempo, Cilindro “Indro” Montanelli scriveva della magia del Giro capace di trasformare in domenica ogni giorno della settimana. Pensò quella frase una notte proprio a Pescara dove era approdato per raccontare l’avventura in rosa e dove – pensa la coincidenza! – quest’anno il Rito si reincarnerà una volta di più come un Dio intramontabile: sboccerà un sabato di maggio nella periferica Fossacesia, lungo la Costa dei Trabocchi, all’ombra di quelle macchine ingegnose per la pesca da terra che più giù, in Puglia, oltre il Molise, si chiamano Trabucchi, ma che son la stessa cosa.

Non c’è più un Montanelli… in Giro. Quindi non andiamo a cercare frasi tipo «la cittadina che lo ospita ha indetto per l’occasione un concorso bandistico, tutti i tromboni, tutte le cornette, tutti i clarini e tamburi della provincia sono convenuti nel capoluogo sin dalla sera innanzi riempiendolo di divise austere, di pennacchi e di ottoni luccicanti»; come Cilindro stampò sul Corriere della Sera. Stavolta verremo inondati di post su Facebook, Instagram, o di Tik Tok, tutti uguali ad ogni latitudine dei Social: fortunatamente i miei vecchi profili sono stati hackerati e quindi con il più classico dei control+alt+cancel si fa punto e a capo.

Un certo fermento c’era da tempo, c’è ora e ci sarà nel tempo per l’Abruzzo amato, anche se la Pescara di montanelliana memoria è stata relegata ad ospitare la solita, didascalica, ripetitiva, scontata, presentazione delle Squadre (22), giorno in cui – ad esempio – si poteva ricordare l’ormai ricorrente data della morte di Gino Bartali, dell’ode di Alessandro Manzoni e persino la partita Lazio-Inter 4-2 che mandò a carte quarantotto i sogni dei nerazzurri, consegnando lo scudetto alla Juventus proprio all’ultima giornata di campionato.

Giro numero 106, dunque. Da Fossacesia Marina a Roma: 21 tappe in 23 giorni, 3.489,2 km (che precisione nell’annuncio! ma alla fine saranno di più a meno di tagli clamorosi di percorso), 51.400 metri di dislivello positivo come si dice adesso. Cioè un Giro montagnoso e cronometroso (73 km contro il tempo). Attenzione: all’estero scrivono che – a conteggi riesaminati – i metri di dislivello saranno almeno 3.000 in più e che sulla tappa in salita al Monte Lussari del penultimo giorno penzoli la spada di Damocle dell’Unione Ciclistica Internazionale che ha chiesto lumi circa la logistica di giornata per via della strada unica e stretta e dell’impossibilità al doppio senso di circolazione indispensabile per i rientri. Forse all’UCI nessuno ricorda più i pit-stop (tutti giù dalle ammiraglie e meccanici di corsa sul sellino delle moto al seguito) dello Zoncolan e le “batterie” di Plan de Corones. Basta sfogliare le pagine della memoria e si trovano le soluzioni adatte ad ogni scopo.

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