19 Aprile 2025
/ 8.04.2025

Il volto nascosto dell’inquinamento

L’inquinamento invisibile da microplastiche oltrepassa i confini tra gli ecosistemi. Lo conferma una raccolta di 14 pubblicazioni scientifiche che ha studiato l’origine dei flussi di inquinamento da plastica in 9 fiumi europei, Tevere compreso

Ogni anno vengono scaricati tra gli 8 e i 12 milioni di tonnellate di detriti di plastica, che si accumulano in tutti gli ecosistemi del mondo e rappresentano un rischio per la biodiversità. E i fiumi rappresentano il principale vettore di trasporto verso il mare di questi scarti. È ormai assodato che quello relativo alle microplastiche è un allarme diffuso e che riguarda diversi aspetti della nostra vita. È ormai quasi impossibile trovare esseri viventi o aree geografiche che non siano inquinati da queste particelle, le più piccole delle quali sono invisibili a occhio nudo.

In tutti i fiumi

“L’inquinamento è presente in tutti i fiumi europei studiati”, rivelano 14 studi pubblicati contemporaneamente sulla rivista Environmental Science and Pollution Research. Jean-François Ghiglione, ricercatore del CNRS in ecotossicologia microbica marina, nel 2019 ha coordinato una campagna su larga scala su nove grandi fiumi del Vecchio Continente. La spedizione Tara Microplastiques ha analizzato lo stato di salute di Elba, Ebro, Garonna, Loira, Rodano, Reno, Senna, Tamigi e Tevere coinvolgendo 40 tra chimici, biologi e fisici di 19 laboratori di ricerca e numerosi dottorandi e post-dottorandi, con il sostegno della fondazione Tara Océan. Secondo gli scienziati, l’inquinamento “allarmante”  è in media “di tre microplastiche per metro cubo d’acqua” nei nove fiumi studiati.

In 7 mesi sono stati prelevati complessivamente 2.700 campioni dagli estuari, alle foci dei fiumi, poi nei loro letti, a monte e a valle del primo grande centro abitato incontrato. Poiché tutti i campioni sono stati prelevati utilizzando la stessa metodologia di campionamento, gli scienziati hanno potuto confrontare i risultati ottenuti scoprendo che le microplastiche di piccole dimensioni (tra 0,025 e 0,5 mm) sono fino a 1.000 volte più numerose sulla superficie dei 9 fiumi europei studiati e hanno una massa maggiore rispetto alle microplastiche di grandi dimensioni. Tuttaviale grandi microplastiche galleggiano e vengono raccolte in superficie, mentre quelle invisibili sono distribuite su tutta la colonna d’acqua e vengono ingerite da molti animali e organismi.

Un effetto “spugna inquinante” 

L’impatto delle microplastiche sulla fauna acquatica nei fiumi e negli oceani è stato valutato esponendo granuli di plastica spiaggiati alle cozze, che sono filtratori che accumulano biologicamente le microplastiche e le sostanze chimiche in esse contenute. Le analisi evidenziano l’effetto “spugna inquinante” della plastica, che si combina con numerose sostanze nocive come metalli pesanti, idrocarburi e pesticidi. Lo studio ha anche rilevato l’impatto tossico delle sostanze chimiche aggiunte durante la produzione della plastica, tra cui oltre 16.000 additivi, 3.000 dei quali sono già riconosciuti come tossici. L’impatto della plastica non si limita quindi alla sua composizione chimica, ma anche al cocktail chimico che cattura. 

Gli scienziati hanno scoperto che un quarto delle microplastiche scoperte nei fiumi non proviene da rifiuti, ma da plastica industriale primaria. Questi granuli, chiamati anche “lacrime di sirena”, si trovano talvolta anche sulle spiagge infestate dopo un incidente marittimo. 

La plastisfera

“Plastisphere” è un termine relativamente nuovo utilizzato per riferirsi ai microrganismi che vivono sui rifiuti di plastica presenti nell’ambiente. In particolare, il primo batterio patogeno virulento per l’uomo (Shewanella putrefaciens) è stato scoperto su una microplastica. E’ responsabile di batteriemia, infezioni dell’orecchio, infezioni dei tessuti molli e peritonite negli esseri umani. Lo studio dimostra l’ulteriore pericolo rappresentato dalla dispersione di microplastiche nell’ambiente, che può diffondere microrganismi patogeni su lunghe distanze. Queste zattere di plastica favoriscono il trasporto di microrganismi da un ambiente all’altro, contribuendo così all’estensione degli impatti ambientali della plastica nei diversi ecosistemi. Una scoperta che materializza il legame tra l’inquinamento da plastica e la salute generale del pianeta, stabilendo uno stretto legame tra la salute ambientale e la salute umana.

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