Le zone a basse emissioni (Zbe), introdotte in numerose città europee per limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti, si confermano uno strumento efficace nel miglioramento della qualità dell’aria urbana. Secondo un’analisi del think tank Transport & Environment (T&E), sono attualmente attive almeno 325 zone a traffico limitato in tutta Europa, da Milano a Londra, passando per città come Wuppertal e Varsavia.
Le Zbe sono misure sostenute dalla Commissione europea per contrastare l’inquinamento atmosferico, riducendo l’accesso ai centri urbani dei veicoli più obsoleti, soprattutto diesel. Tali politiche si inseriscono in un più ampio ripensamento dello spazio urbano, a favore di una mobilità dolce e sostenibile.
Negli ultimi anni la qualità dell’aria è generalmente migliorata nelle città europee, soprattutto grazie a nuovi motori e carburanti, ma l’inquinamento rimane una delle principali cause di morte prematura. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, ad esempio, le polveri sottili (causate dai trasporti, dal riscaldamento e dall’industria) sono responsabili di almeno 239.000 morti ogni anno nell’Ue.
Jérémie Almosni, direttore del polo “Città e territori sostenibili” dell’Agenzia per la transizione ecologica (Ademe), ha definito queste zone “una misura di politica pubblica efficace”, pur riconoscendo che modalità, tempistiche e deroghe variano notevolmente da città a città.
Le differenze sono evidenti: ad Amsterdam, la limitazione riguarda i diesel immatricolati prima del 2006; a Bruxelles, lo stop coinvolge i diesel pre-2011 e le auto a benzina pre-1997, con multe fino a 350 euro. Londra, che ospita la più ampia ZBE al mondo, impone un pedaggio giornaliero di 12,5 sterline (circa 14,80 euro) ai veicoli non conformi, esentando quelli elettrici.
Secondo i dati dell’amministrazione londinese, dall’entrata in vigore della Zbe nel 2019 le concentrazioni di biossido di azoto (NO₂) sono diminuite del 44%. Anche in città come Monaco e Berlino si è registrato un calo del 15% nelle emissioni di polveri sottili (PM10), sebbene l’impatto su altri inquinanti risulti più contenuto.
L’associazione Airparif rileva che, nella regione parigina, le fasi iniziali della ZBE hanno già contribuito alla riduzione delle emissioni nocive, in particolare nelle aree più esposte al traffico, spesso abitate da famiglie a basso reddito. Tuttavia, gli esperti invitano alla cautela: è difficile isolare l’effetto delle ZBE da altri fattori, come l’introduzione di limiti di velocità, il rincaro del carburante o il potenziamento dei trasporti pubblici.
Nonostante i benefici ambientali, le Zbe sono al centro di un acceso dibattito politico, in particolare in Francia, dove l’attuazione è stata più volte rinviata. Alcuni deputati chiedono una moratoria, denunciando il potenziale impatto negativo sulle fasce sociali più fragili. “Perché una Zbe sia accettata, deve essere percepita come utile”, diceva l’ex ministra dell’Ecologia Barbara Pompili nel 2023.