19 Aprile 2025
/ 10.04.2025

I sentieri della carta, alla scoperta dell’economia circolare di ieri e di oggi

Alla Paper Week di Comieco presentata la guida con gli itinerari dei distretti della carta. Dalla valle delle antiche cartiere di Toscolano Maderno a Lucca, da Fabriano ad Amalfi, passando per Roma.

C’era una volta l’Italia dei libri. L’Italia che i libri li produceva per buona parte dell’Europa. Da Napoli, da Venezia, i volumi – prima manoscritti e poi stampati – raggiungevano università e corti, scrivanie di intellettuali, prelati e poeti.

È grande e importante, e per certi versi sorprendente, la storia della produzione della carta che nel nostro Paese si sviluppa prima che nel resto d’Europa, grazie alla nostra vicinanza con quegli arabi nemici e rivali ma anche, come si direbbe oggi, fondamentali partner di affari. E curiosamente di questo primato si ha notizia grazie a un divieto, quello imposto da Federico II, illuminato imperatore delle Due Sicilie, già nel 1231: gli atti della Curia di Napoli, Sorrento e Amalfi – ammonisce Federico – non vengano redatti su carta. Troppo inaffidabile, quel supporto, rispetto alla ben più antica e fidata pergamena, la pelle di pecora conciata che dal II° secolo ha cominciato a soppiantare il costosissimo papiro.

Ma dove c’è un divieto, c’è un uso, e quello della carta si irradia appunto con estrema probabilità dalla Campania, dove i primi mulini di Amalfi hanno cominciato a macinare prestissimo ciò che allora era la materia prima principale: stracci di lino, canapa, cotone, lasciati macerare nelle acque limpide dei torrenti che scendono dai Monti Lattari. Da lì, la carta – rinforzata e resa più resistente in un secondo tempo con l’uso di colle animali – risale la penisola e invade il continente, per non lasciarlo mai più.

Dell’industria della carta, della sua evoluzione e del suo presente, oltre che dei segni che ha impresso in innumerevoli paesaggi italiani – si parla oggi, a partire da una piccola guida che appunto si chiama “Sentieri di carta”. A editarla e presentarla all’interno della Paper week, è il consorzio di chi oggi la carta la raccoglie e ricicla, quel Comieco che può vantare record mondiali nel riuso di un materiale ancora oggi strategico. Il nostro Paese arriva infatti ben primo in questa attività, con il 905 del tasso di recupero degli imballaggi cellulosici, rispetto a un obiettivo Ue dell’85% al 2030.

Sono quindi anche i numeri a suggerire che, di riffa o di raffa, gli italiani sono sempre stati piuttosto bravi, con la carta, come testimoniano i sei brevi e meno brevi itinerari della guida che viene presentata oggi a Lucca, vera e propria capitale della produzione italiana. I “Sentieri di carta”, infatti si dipanano da nord a sud, esplorando prima la valle delle antiche cartiere di Toscolano Maderno, per poi scendere nel distretto cartario di Lucca (ora vera e propria capitale italiana della carta); a Fabriano (dove il nome della cittadina si identifica con uno dei prodotti cartari più pregiati; a Roma, in cui restano le vestigia di attività antiche e anche moderne (ma oggi dimenticate); ad Amalfi, la prima area di irradiamento e uno degli scenari più suggestivi per fare la conoscenza di questa storia.

Imponenti resti di archeologia industriale che vanno dal ‘600 al ‘900; fiumi dalle acque correnti che hanno alimentato mulini e macchinari, oltre a entrare nel vero e proprio processo manifatturiero; duomi e chiesette sperdute; ville storiche. Attorno alla rete delle sei cartiere raccontate dalla guida si dipana una parte importante della storia del nostro Paese, ma anche dell’architettura e dell’arte. Il mezzo più coerente per scoprire questi territori, per assaporarli, è quello del turismo lento: a piedi e in bici, in questo caso. Questa conoscenza fatta “con i piedi” è il contrario della superficialità: ci immerge in un rapporto profondo con i dati della geografia e della cultura.

Di fatto, un dato rimane stabile: la carta era e rimane un prodotto quasi simbolico dell’economia circolare e della bioeconomia: prima gli stracci, poi la pasta cellulosica che proviene dalle coltivazioni di diverse specie arboree, poi il riciclo nella sua accezione attuale.

“Ancora oggi, le cartiere conservano questa eredità, trasformando e riciclando la carta in un ciclo virtuoso che rispetta l’ambiente e crea valore”, scrive Carlo Montalbetti, direttore di Comieco, nell’introduzione. Il risultato dell’attività di riciclo “ci colloca tra i primi in Europa e dimostra come la carta, oltre a essere un pezzo di storia, continui a essere una risorsa strategica per il futuro. Ecco perché camminare lungo questi sentieri significa non solo riscoprire le tracce di un passato che è ancora presente nei luoghi e nelle tradizioni, ma anche riconoscere come questa storia continui a riflettersi e a influenzare il nostro modo di vivere oggi”.

CONDIVIDI

Continua a leggere