19 Aprile 2025
/ 18.04.2025

Ogni minuto scompare una foresta grande come 30 campi di calcio

I dati di Greenpeace per la Giornata della Terra. Ogni anno finiscono negli oceani circa 12 milioni di tonnellate di plastica. E 45 mila persone, in Italia, muoiono ogni anno a causa dell’esposizione alle polveri sottili

Ogni due secondi il nostro Pianeta perde una porzione di foresta grande quanto un campo da calcio, in un minuto sono 30 campi di calcio di verde che svaniscono. È una corsa contro il tempo, quella per proteggere gli ecosistemi terrestri e marini, minacciati da attività umane sempre più invasive e insostenibili. A ricordarlo, in occasione della Giornata della Terra del 22 aprile, è Greenpeace Italia, che lancia l’allarme sulla drammatica accelerazione della crisi climatica e ambientale.

Greenpeace ricorda che tra il 1990 e il 2020 sono stati distrutti nel mondo circa 420 milioni di ettari di foreste, una superficie più estesa dell’intera Unione Europea. Otto volte su dieci, la causa è la conversione del suolo in pascoli o coltivazioni destinate alla produzione di mangimi animali, come la soia. Eppure, le foreste sono alleate fondamentali nella lotta al cambiamento climatico.

Inoltre ogni anno finiscono negli oceani circa 12 milioni di tonnellate di plastica, un carico letale per la fauna marina. Tartarughe, balene, uccelli e pesci ingeriscono o rimangono intrappolati nei rifiuti plastici, con conseguenze spesso fatali. Nel frattempo, l’aria che respiriamo è sempre più inquinata: oltre 45 mila persone, in Italia, muoiono ogni anno in modo prematuro a causa dell’esposizione alle polveri sottili (PM2.5), particelle nocive generate soprattutto dal traffico stradale, dagli allevamenti intensivi e dai sistemi di riscaldamento a combustibili fossili.

Il termometro sale

A peggiorare il quadro, nel 2024 si è registrato per la prima volta un aumento medio della temperatura globale superiore a 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale. Una soglia simbolica e scientifica che, secondo la comunità internazionale, rappresentava il limite di sicurezza per evitare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico.

Nonostante tutto, la speranza resta: fermare la deforestazione è ancora possibile. Le foreste sono scrigni di biodiversità, rifugi per specie minacciate e custodi dell’equilibrio climatico globale. Greenpeace è impegnata nella loro difesa attraverso una rete internazionale attiva in oltre 50 Paesi. In Sud America, l’organizzazione collabora con le comunità indigene per proteggere l’Amazzonia, documentando i crimini ambientali e denunciando le multinazionali responsabili della devastazione dei polmoni verdi della Terra.

E le api diminuiscono

Infine, Greenpeace accende i riflettori sul ruolo vitale degli impollinatori, in particolare delle api: in difficoltà soprattutto a causa dei pesticidi e della crisi climatica. Un terzo del cibo che consumiamo — dalle mele alle fragole, dai pomodori alle mandorle — dipende direttamente dalla loro attività. In tutto il mondo esistono circa 4.000 varietà vegetali che sopravvivono grazie all’impollinazione. Se gli impollinatori scomparissero, il 75% delle colture agricole subirebbe un grave crollo in termini di resa e qualità. Difendere la biodiversità, dunque, significa difendere anche la sicurezza alimentare e la salute degli ecosistemi.

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