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Cultura

Al via a Taranto il progetto Artlab Eyeland-l’isola delle arti

22.05.2023

Apre 2 giugno con la mostra di Sam Gregg e dj set Alex Palmieri

Roma, 22 mag. (askanews) – Si apre al pubblico venerdì 2 giugno il progetto Artlab Eyeland – l’isola delle arti, promosso e organizzato da PhEST – associazione culturale che realizza il Festival Internazionale di fotografia e arte a Monopoli – con il sostegno del Comune di Taranto attraverso il Piano di rigenerazione sociale per l’area di crisi di Taranto e con il patrocinio della Regione Puglia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. E la partnership dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e di Programma Sviluppo. Il progetto, che in queste settimane ha già coinvolto i tarantini in workshop e iniziative, vuole raccontare la rinascita di Taranto attraverso varie forme di espressione artistica proposte ai visitatori e ai cittadini in forma partecipata e collaborativa.

Dalle opere di street art, ai progetti fotografici e di design, dai suoni raccolti dalla strada e trasformati in musica, alla poesia, all’arte contemporanea e al teatro. Molti autori di fama internazionale, da Sam Gregg, fotografo ritrattista e documentarista londinese al collettivo Mentalgassi e altri esporranno le loro opere a Taranto e saranno presenti in residenze d’artista per dare vita a progetti d’arte con il coinvolgimento degli abitanti. Artlab Eyeland diventa così l’isola delle arti, un organismo vivo che per i prossimi mesi si lascerà trasformare da artisti nazionali e internazionali e dagli abitanti della Città Vecchia in una sorta di laboratorio permanente, sotto la direzione artistica di Giovanni Troilo, la curatela fotografica di Arianna Rinaldo e Rica Cerbarano, e la curatela per l’arte contemporanea di Roberto Lacarbonara. Un progetto che, attraverso l’arte, la fotografia e il design contribuisce alla rinascita di una città che sta diventando sempre più la culla di importanti eventi culturali di respiro internazionale: dall’imminente Map Festival che mette in relazione musica e architettura, alle varie edizioni di Trust, il festival di street art citato dalle principali riviste di settore, fino all’edizione pilota della Biennale del Mediterraneo di Architettura e Arte Contemporanea del 2024.

Il racconto di Taranto si strutturerà attraverso laboratori, workshop, esposizioni diffuse ed eventi outdoor, momenti che troveranno nella poesia metropolitana – voce dello spazio urbanizzato e dei cittadini – il perfetto accompagnamento; palazzi, strade e impalcature saranno a disposizione di differenti discipline di artisti locali e internazionali. Una mostra concluderà la call for artists Isola Madre rivolta agli artisti di Taranto e provincia e realizzata in collaborazione con Salgemma.

La Torre dell’Orologio sarà la sede delle attività laboratoriali, Palazzo Galeota e Palazzo De Notaristefani ospiteranno alcune delle mostre più attese e dal 23 giugno anche il Chiostro di San Francesco diventerà uno spazio espositivo grazie alla partnership con l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro che mette a disposizione la splendida location del dipartimento jonico dell’Università nella Città Vecchia. Fra le strade della Città dei due mari sarà possibile incontrare artisti internazionali impegnati in laboratori e ai quali saranno dedicate mostre ed eventi di grande impatto. Tra questi: Sam Gregg, uno dei primi grandi ospiti delle residenze d’artista, dal 24 aprile, ha già realizzato – oltre al lavoro in residenza sugli abitanti della Città Vecchia che sarà allestito in esterni proprio sull’isola – un laboratorio di fotografia rivolto ai giovani tarantini, i cui lavori finali verranno esposti durante Artlab Eyeland. Il fotografo londinese presenzierà inoltre alla sua mostra personale a Palazzo De Notaristefani, un’esposizione dedicata ad un progetto ancora in corso e realizzato interamente sulla città di Napoli nell’arco di una decina d’anni.

Alex Palmieri, a cui va l’onore di aprire la manifestazione con il dj set del 2 giugno, sarà il protagonista – dal 28 giugno al 14 luglio – di un laboratorio di produzione musicale, durante il quale i partecipanti impareranno attivamente a raccontare la città e a promuovere la sua bellezza per mezzo di registrazioni ambientali; i presenti potranno produrre una traccia musicale interamente scritta con i suoni della Città Vecchia. Il corso di Alex Palmieri sarà quindi orientato all’ascolto come visione e comprensione di un luogo abitato dalle anime che lo vivono e come unico senso per esplorare la città. Caos, nome d’arte di Dario Pruonto, sarà a Taranto dal 29 maggio al 15 giugno e presenterà al pubblico un progetto di arte partecipata, che coinvolgerà i cittadini in attività di rigenerazione urbana, allo scopo di creare coesione sociale e favorire la cittadinanza attiva e l’ascolto generativo. Di origini milanesi, Dario Pruonto è un artista pubblico e figura di riferimento della street poetry italiana; la sua ricerca esplora il rapporto tra arte visiva, linguaggio e contesto urbano e tocca temi complessi quali l’incomunicabilità, il confine e la relazione. Ogni capacità e conoscenza, ogni punto di vista, rappresenterà quindi una parte del progetto realizzato tra le vie di Taranto, con un profondo senso etico e un valore sociale. Non la cittadinanza al servizio dell’artista, ma l’artista al servizio della cittadinanza. Il collettivo tedesco Mentalgassi sarà presente in due momenti distinti: dal 23 al 26 maggio, per fotografare gli abitanti della Città Vecchia, e dal 7 all’11 giugno, per l’allestimento collettivo dell’opera finale. Mentalgassi è un collettivo di artisti che opera a livello internazionale nel campo della fotografia e degli interventi urbani; la loro attività artistica è votata allo stravolgimento della forma e degli utilizzi di oggetti di uso quotidiano, creando momenti sorprendenti. Combinano fotografia, manipolazione delle immagini, scultura e street art ed espongono en plein air nei contesti metropolitani. La mostra è a cura di Rica Cerbarano che firma anche le mostre fotografiche dedicate a Polina Osipova, designer e artista della Repubblica Ciuvascia della Federazione Russa che ha recuperato le tradizioni ancestrali delle donne del suo popolo per sfidare i limiti del suo paese e della sua cultura e Mous Lamrabat che con From Morocco to the World ridefinisce i codici della moda e del lusso sullo sfondo del meraviglioso paesaggio naturale del suo Paese.

Arianna Rinaldo firma invece la curatela delle mostre fotografiche: Where Do We Go When The Final Wave Hits di Arko Datto, artista indiano, esploratore e critico dell’era digitale, che si propone con questa selezione di immagini di indagare la distopia dell’imminente apocalisse ambientale nei contesti non urbani della regione del Delta. By an Eye Witness di Azadeh Akhlaghi, un dialogo visuale fra chi resta e chi va via, tra la morte, con gli spiriti, i rimpianti ed i ricordi, e la vita realizzato dall’artista iraniana già assistente alla regia di Abbas Kiarostami e fotografa di fama internazionale.

Arquitectura Libre di Adam Wiseman, fotografo messicano con approccio fotogiornalistico al rapporto tra immagine e realtà, che esplora l’idea di casa non a partire dalla sua funzione, ma come simbolo. Le exhibition di arte contemporanea sono curate da Roberto Lacarbonara: La riappropriazione della città dell’architetto, designer, artista, teorico e storico dell’architettura Ugo La Pietra, “ricercatore nelle arti visive” che illustra come riappropriarsi della città per mezzo di operazioni comportamentali e non di interventi fisici.

Costruire, installazione di scarti delle produzioni industriali che vuole alludere alla progressiva urbanizzazione del paesaggio reale, firmata dal romagnolo Marco Neri che dedica la sua ricerca artistica al recupero della pittura. After After Love, installazione ambientale in legno e vetro ispirata alla “casa fai-da-te” del film “One week” di Buster Keaton in proiezione grazie alla Cineteca di Bologna e realizzata dal duo artistico napoletano Vedovamazzei (Simeone Crispino e Stella Scala) con grande ironia, sperimentazione e gioco mettendo in discussione la nostra identità e le nostre certezze.

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