5 Maggio 2025
/ 5.05.2025

L’Ue strizza l’occhio ai ricercatori Usa: “Venite da noi”

Ursula von der Leyen ha annunciato un pacchetto di 500 milioni di euro per attrarre i ricercatori emarginati da Trump: “La scienza è un investimento. Vogliamo raggiungere l'obiettivo del 3% del Pil per gli investimenti in ricerca e sviluppo entro il 2030"

Sembrerà strano ma l’Italia fa scuola in Europa in tema di accoglienza. Ma non quella dei poveri migranti che fuggono da guerre e carestie. Il nostro Paese, infatti, è stato il primo a lanciare un’iniziativa (non ufficiale) per accogliere i ricercatori e gli studiosi che le politiche di Trump stanno facendo fuggire. Nelle scorse settimane, durante la “Festa di Scienza e Filosofia” di Foligno e Fabriano, il fisico Roberto Battiston, dell’università di Trento, e il filosofo della scienza Silvano Tagliagambe, professore emerito dell’università di Sassari, hanno presentato un manifesto che dopo poche ore è stato inviato anche al presidente delle Repubblica Sergio Mattarella e al ministro dell’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini.

“Accogliere i ricercatori in fuga dagli Stati Uniti, rafforzare la capacità scientifica europea” è il titolo del documento, accompagnato dallo slogan ReBrain Europe, parafrasi del ReArm Europee che nel frattempo viene diffuso anche nelle università e nei centri di ricerca italiani ed europei. “Se l’America volta le spalle alla scienza, l’Europa può e deve aprirle le porte”, si legge ancora.

“Choose Europe for Science”

Oggi, anche Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen si sono rivolti ai ricercatori stranieri, particolarmente minacciati negli Stati Uniti dalle politiche dell’amministrazione Trump, organizzando a Parigi la conferenza “Choose Europe for Science“. Le minacce alla libertà accademica negli Stati Uniti rappresentano un’opportunità per “difendere i nostri interessi strategici e promuovere una visione universalista”, osserva un consigliere di Macron.

Nell’intervento di chiusura all’evento, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen si è detta “convinta che la scienza rimanga il motore del progresso e della crescita per le nostre società. Senza le idee e le scoperte che provengono dalla ricerca scientifica, il progresso prima o poi ristagna. Purtroppo, il ruolo della scienza nel mondo di oggi è messo in discussione. L’investimento nella ricerca fondamentale, libera e aperta è messo in discussione. Che errore di calcolo gigantesco. Credo che la scienza sia la chiave del nostro futuro qui in Europa. Senza di essa, semplicemente non possiamo affrontare le sfide globali odierne: dalla salute alle nuove tecnologie, dal clima agli oceani”.

Una calamita da 500 milioni di euro

“Una scienza universale – condivisa da tutta l’umanità – e unificante. Perché la ricerca della conoscenza e il desiderio di capire come funzionano le cose sono valori che ci uniscono come persone”, ha aggiunto. “E l’Europa sosterrà sempre che gli scienziati di tutto il mondo scelgano l’Europa”. Per la presidente, “la scienza è un investimento. E noi dobbiamo offrire gli incentivi giusti. Per questo posso annunciare che presenteremo un nuovo pacchetto da 500 milioni di euro per il 2025-27 per fare dell’Europa una calamita per i ricercatori. Questo aiuterà i migliori ricercatori e scienziati dall’Europa e da altre parti del mondo. A medio e lungo termine: insieme ai nostri Stati membri, vogliamo raggiungere l’obiettivo del 3% del Pil per gli investimenti in ricerca e sviluppo entro il 2030.

L’Ue, continua von der Leyen, intende creare un “nuovo super-grant da sette anni (il periodo coperto dal Quadro finanziario pluriennale, ndr) nell’ambito dell’Erc per aiutare ad offrire una prospettiva di lungo termine ai migliori tra i migliori. Tramite l’Erc, sosteniamo già i ricercatori che si trasferiscono in Europa con un’aggiunta al loro grant. Ora raddoppiamo l’ammontare che possono ricevere quest’anno. E voglio estendere questo sostegno anche al 2026 e 2027”.

La presidente dice di essere consapevole del fatto che” i ricercatori in Europa devono ancora affrontare una burocrazia eccessiva, o troppo complessa, rispetto ad altre parti del mondo. Sappiamo che il percorso dalla ricerca fondamentale all’impresa e al mercato non è abbastanza semplice o veloce qui in Europa. Sappiamo di dover offrire il meglio in una prospettiva a lungo termine. Siamo pronti ad affrontare questo problema a testa alta. Vogliamo che l’Europa continui a essere all’avanguardia nella ricerca fondamentale”.

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