Bruxelles cambia passo sul fronte degli aiuti di Stato e lo fa con un nuovo strumento che punta dritto al cuore della transizione industriale: si chiama Cisaf – Clean Industrial Deal State Aid Framework – ed è il nuovo quadro europeo che sostituisce il “Temporary Crisis and Transition Framework” varato nel 2022 durante le turbolenze energetiche post-invasione russa. L’obiettivo è rendere più semplice e veloce il sostegno pubblico agli investimenti green, trattenere le aziende in Europa e spingere la decarbonizzazione su larga scala.
Cinque leve per cambiare rotta
Il Cisaf si muove lungo cinque direttrici. La prima riguarda le energie rinnovabili e i combustibili low-carbon: gli Stati potranno sostenere la realizzazione di nuovi impianti eolici, solari, di stoccaggio energetico e di produzione di idrogeno – anche nella versione “blu” oltre che verde. Almeno il 30% dei fondi destinati ai combustibili sintetici dovrà essere riservato ai progetti low-carbon, e le sovvenzioni potranno coprire l’intero investimento iniziale.
Poi c’è il capitolo delicato delle imprese energivore – acciaierie, cartiere, impianti chimici – che potranno beneficiare di sconti fino al 25% sulle bollette elettriche per tre anni. Ma non sarà un regalo a fondo perduto: le imprese dovranno reinvestire almeno la metà del beneficio ottenuto in interventi per l’efficienza energetica o per l’adozione di tecnologie più pulite.
La terza leva è pensata per il retrofit degli impianti esistenti, cioè l’ammodernamento di strutture già operative, rendendole compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione. La quarta, invece, mira a sostenere la produzione di tecnologie green in Europa: batterie, pompe di calore, pannelli solari, elettrolizzatori, tutti quei dispositivi che fanno parte della filiera strategica delineata nel Net-Zero Industry Act. E se un’azienda minaccia di spostarsi negli Stati Uniti o altrove per approfittare di incentivi più generosi, gli Stati membri potranno pareggiare l’offerta con sussidi ad hoc, i cosiddetti “contratti di rimpatrio”.
Infine, il Cisaf prevede anche strumenti per ridurre il rischio finanziario di progetti innovativi, attraverso partecipazioni pubbliche, garanzie o prestiti agevolati. È un modo per spingere avanti infrastrutture e tecnologie ancora in fase sperimentale, come la cattura del carbonio o la produzione di idrogeno a basso impatto.
Regole più flessibili per evitare la fuga di capitali
Il tetto massimo per ciascun progetto può arrivare fino a 200 milioni di euro, e gli strumenti disponibili vanno dalle sovvenzioni dirette ai crediti d’imposta, fino ai prestiti a condizioni favorevoli. In alternativa, i fondi potranno essere distribuiti tramite bandi competitivi, per garantire un uso più efficiente delle risorse. Il principio guida è chiaro: evitare che le imprese europee vengano attirate dai sussidi dell’Inflation Reduction Act statunitense o da pacchetti di aiuti più aggressivi provenienti dalla Cina.
Il nuovo quadro sarà in vigore fino alla fine del 2030, con l’intenzione di dare stabilità e certezza agli operatori economici. Bruxelles ha imparato che non si può rivedere tutto da capo a ogni scossone geopolitico o oscillazione del mercato del gas. Nei prossimi mesi è atteso anche un nuovo provvedimento, l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act, per semplificare ulteriormente i permessi industriali e dare un’ulteriore spinta alla transizione.
Tra ambizione e ostacoli
Non mancano, però, le voci critiche. Le associazioni di categoria – come Eurometaux, che rappresenta i produttori di metalli – temono che l’aiuto europeo non sia ancora sufficiente a compensare i prezzi dell’energia, che restano troppo alti rispetto alla concorrenza internazionale. Il rischio è che, nonostante le nuove regole, molte aziende scelgano comunque di delocalizzare.
In ogni caso, il Cisaf rappresenta un cambio di mentalità: per anni l’Europa ha guardato con sospetto agli aiuti pubblici nazionali. Oggi, senza abbandonare la cornice comune, si apre a una maggiore flessibilità per difendere l’industria locale in un contesto globale sempre più competitivo.
Chi vuole riconvertire la propria produzione e restare competitivo deve approfittare adesso di questa finestra d’opportunità. Il treno degli incentivi sta passando, e rischia di non fermarsi due volte. In ballo non c’è solo la neutralità climatica, ma la stessa sovranità industriale dell’Unione.