4 Luglio 2025
/ 3.07.2025

Caldo, l’Italia sogna la tregua di domenica

Aumentano i decessi legati al caldo e crescono le preoccupazioni per la sicurezza dei lavoratori all’aperto. Le autorità locali e nazionali provano a correre ai ripari con ordinanze e misure straordinarie. Nei prossimi giorni è attesa una tregua

L’ondata di caldo eccezionale che ha travolto l’Italia – e gran parte dell’Europa – sta per raggiungere il suo culmine. Ancora poche ore di sofferenza, poi il calendario potrebbe finalmente segnare una svolta: domenica è atteso un cambiamento deciso, con l’arrivo di un fronte freddo dal Nord-Ovest che, sebbene accompagnato da fenomeni potenzialmente violenti, dovrebbe portare un po’ di sollievo sul fronte termico. Una tregua momentanea, certo, ma quanto mai necessaria dopo giornate infuocate e segnate da disagi, emergenze e primi, tragici bilanci.

Secondo Lorenzo Giovannini, fisico dell’atmosfera dell’Università di Trento, il fronte freddo atteso nel weekend interesserà inizialmente il Nord Italia, con un calo delle temperature che potrebbe addirittura portare i termometri sotto le medie stagionali. Un contrasto netto rispetto alla situazione attuale, che vede molte aree del Paese alle prese con valori termici di molto superiori alla norma. Sarà un cambiamento repentino, e per questo non privo di conseguenze: l’instabilità atmosferica potrebbe generare temporali intensi, grandinate e forti raffiche di vento, soprattutto nelle regioni settentrionali.

Oggi e domani le giornate più calde
Ma, intanto, il caldo non allenta la sua morsa. Le giornate di giovedì e venerdì saranno probabilmente le più torride dell’intera estate, con temperature che, in alcune zone, sfioreranno o supereranno i 40-41 gradi. Un’ondata sahariana in piena regola, come spiega il meteorologo Mattia Gussoni de iLMeteo.it: masse d’aria provenienti direttamente dal deserto stanno causando un’impennata delle temperature su tutto il territorio, coinvolgendo non solo le pianure del Nord ma anche le zone interne delle Isole maggiori e del Centro Italia. A Roma e Firenze si toccheranno punte vicine ai 39 gradi, mentre in Sardegna e Sicilia le massime potrebbero arrivare a 42. Anche le montagne non saranno risparmiate, con lo zero termico previsto ben oltre i 5.000 metri, dato che allarma i glaciologi per il rischio concreto di nuovi crolli o destabilizzazioni dei ghiacciai alpini.

Ripensare il lavoro
A preoccupare non è solo il disagio fisico per la popolazione, ma anche le conseguenze concrete sul tessuto sociale ed economico. Sono già stati segnalati i primi decessi legati al caldo, come confermato dal capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano. Una situazione che impone, secondo il dirigente, una riflessione più ampia sul modo in cui vengono gestite le attività lavorative in periodi di emergenza climatica. Ciciliano ha invitato a ripensare radicalmente gli orari di lavoro, magari anticipandone l’inizio alle prime ore del mattino, sfruttando i momenti meno caldi della giornata. L’obiettivo è semplice quanto urgente: evitare tragedie, proteggere i lavoratori più esposti, in particolare nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e della logistica. 

Molte regioni si stanno muovendo in tal senso. In Basilicata, ad esempio, è stata firmata un’ordinanza che sospende le attività nei cantieri edili durante le ore centrali della giornata, mentre nel Lazio vige già da settimane il divieto di lavorare all’aperto tra le 12:30 e le 16. Ma le violazioni non mancano. A Modena, la Fillea Cgil ha denunciato cinque cantieri che hanno ignorato le ordinanze regionali, facendo lavorare gli operai sotto il sole cocente. Iniziative simboliche, come quella annunciata dal presidente della comunità indiana del Lazio Gurmukh Singh, che vorrebbe filmare e rendere pubblici questi episodi, puntano a sensibilizzare l’opinione pubblica e a stimolare un maggiore senso di responsabilità.

Anche l’Inps è intervenuta sul tema, ricordando che le aziende possono accedere alla cassa integrazione ordinaria in caso di temperature elevate, anche quando la colonnina di mercurio non supera formalmente i 35 gradi, ma la “temperatura percepita” – quella che tiene conto di umidità e irraggiamento – risulta particolarmente elevata.

L’asfalto non regge

Ma il caldo non ha solo effetti sulla salute e sul lavoro. La viabilità stessa risente delle temperature estreme. Sull’autostrada A4, tra Verona Sud e lo svincolo con l’A22 del Brennero, il cedimento dell’asfalto ha costretto le autorità a chiudere una corsia di marcia, creando forti disagi alla circolazione. Non si tratta di un caso isolato: le infrastrutture italiane non sono progettate per resistere a condizioni climatiche così estreme e prolungate. Il caldo estremo, sempre più frequente e intenso, non è più un’eccezione, ma una nuova normalità. Lo ricorda anche un recente studio del gruppo assicurativo AXA, secondo cui entro il 2050 città come Torino e Alessandria vedranno aumentare drasticamente i giorni con temperature superiori ai 35 gradi: rispettivamente +12 e +30 giorni l’anno. Un futuro che è già presente nel Mediterraneo, dove nel 2024 si è registrata la temperatura media marina più alta degli ultimi 43 anni. Secondo Greenpeace, in Sardegna e Liguria si sono verificati numerosi episodi di “ondate di calore marine”, che hanno colpito in profondità gli ecosistemi.

Nel resto d’Europa non va meglio

E mentre l’Italia si prepara a una momentanea inversione di tendenza, la situazione nel resto d’Europa non è meno preoccupante. In Spagna, secondo il sistema MoMo (Monitoraggio della mortalità quotidiana), sono già oltre 100 i decessi attribuiti alla prima ondata di calore dell’anno. Le temperature in molte province andaluse superano i 42 gradi, mentre l’allerta resta alta in 12 delle 17 comunità autonome. In Francia, sebbene il calo termico sia già in atto in diverse regioni, le autorità sanitarie ricordano che serviranno settimane – se non mesi – per valutare con precisione l’impatto dell’ondata sulla mortalità.

Il fronte freddo di domenica porterà una breve pausa, ma il quadro generale resta allarmante. Questa estate, segnata da record termici, decessi e violazioni, impone un ripensamento serio delle politiche climatiche, urbanistiche e lavorative. Perché il caldo, ormai, non è più solo una questione meteorologica. È diventato un’emergenza strutturale.

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