19.06.2023
Tra i pentiti ci sono le donne (54%) che battono gli uomini (46%), soprattutto manager e professionisti nella fascia 30-40 anni (65%). Ecco i risultati secondo il Web Opinion Analysis di Quanta System Observatory, condotta su circa 2000 italiani di età compresa tra i 18 e i 60 anni.
Il 57% dei tatuati è pentito dei suoi tattoo. Quindi più della metà di chi si tatua, si pente. I motivi variano dall’addio a quell’ex che si voleva imprimere per sempre con l’inchiostro, alla posizione felice in gioventù, ma che decade con il tempo fino all’estetica che passa di moda come la famosa farfallina di Belen o il bracciale tribale di Hunziker e Canalis anni 2000.
Quello che non dovrebbe passare mai, con le mode e con il tempo, è l’amore per i propri figli, così deve aver pensato Fedez quando ha scelto di farsi fare un nuovo tatuaggio con il volto della piccola Vittoria. Poi, con un certo orgoglio, arriva come sempre il momento di fare vedere al web quanto si è «cool», ma questa volta qualcosa è andato storto. O meglio, qualcuno: l’immagine della bellissima bimba, un po’distorta dalla difficoltà di un ritratto su pelle.
«Trovate qualcuno che vi guardi con lo stesso amore con cui mi guarda mia figlia… E poi tatuatevelo», scrive Federico Lucia, in arte Fedez, peccato che le risposte non siano da utenti soddisfatti: «Denuncia il tatuatore», «il mio falegname per 5000 lire lo faceva meglio».
Nulla vale la replica del rapper: «Non rispecchia la bellezza di Vittoria, è vero, ma rispecchia la sua anima», si sarà pentito dopo tante critiche? Secondo uno studio condotto da Quanta System Observatory effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 2000 italiani di età compresa tra i 18 e i 60 anni, dei sei tattoo-pentiti su dieci, il 41% vuole sostituire il tatuaggio, il 34% lo vuole modificare, mentre il 25% se ne vuole proprio sbarazzare per fini estetici (38%), per vergogna (35%) o per eliminare definitivamente un ricordo da lasciarsi alle spalle (28%).
Tra i pentiti ci sono le donne (54%) che battono gli uomini (46%), soprattutto manager e professionisti nella fascia 30-40 anni (65%). Su quest’ultimo caso ricordiamo che, se da una parte vige la libera espressione e non si può licenziare per un tatuaggio, la policy aziendale può valutarne i rischi per il decoro.
Fanno eccezione le forze dell’ordine. Per loro, «in sede di visita medica generale, le commissioni per gli accertamenti psico-fisici e attitudinali giudicheranno inidonei i candidati che presentino tatuaggi quando, per la loro sede, siano contrari al decoro dell’uniforme (e quindi visibili con l’uniforme di servizio estiva) ovvero, se posti nelle zone coperte dall’uniforme risultino, per contenuto, di discredito alle istituzioni». Inoltre, parrebbe proprio che a un certo livello di carriera possano essere un problema per la professionalità stessa, secondo i “pentiti”. Chissà che diranno i paladini del politically correct.
Credito fotografico:
Fedez e Chiara Ferragni attendono il premio Amazon Prime Video tv series, The Ferragnez, Arco della Pace, Milano, 17 maggio 2023; Andrea Raffin, Shutterstock