19 Luglio 2025
/ 18.07.2025

Africa, per un miliardo di persone cucinare è un rischio

Un’emergenza nascosta che brucia vite e foreste. Cucinare con legna, carbone e sterco animale causa un inquinamento dell’aria che uccide 800 mila persone ogni anno

Oltre un miliardo di persone in Africa cucina ancora con legna, carbone o sterco animale. Significa fuochi aperti, stufe rudimentali e un’esposizione quotidiana a fumi tossici. L’aria irrespirabile dentro casa è responsabile di più di 800.000 morti premature ogni anno, soprattutto tra donne e bambini. E non è solo una tragedia sanitaria: questa dipendenza da combustibili inquinanti alimenta la povertà, aggrava le disuguaglianze di genere e accelera la deforestazione.

Eppure, secondo la nuova roadmap pubblicata oggi dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), il problema si può risolvere. Con tecnologie già disponibili e un investimento equivalente a meno dello 0,1% della spesa energetica globale, l’intero continente africano potrebbe garantire l’accesso universale alla cucina pulita entro il 2040. Una svolta epocale, se solo si decide di agire.

Una strada tracciata

Il rapporto Universal Access to Clean Cooking in Africa è il primo a mappare con così grande dettaglio l’infrastruttura della cucina nei paesi dell’Africa subsahariana, arrivando fino al chilometro quadrato. Non solo offre una fotografia aggiornata dell’accesso, ma propone anche soluzioni su misura per ciascun contesto nazionale, ispirandosi alle migliori pratiche già adottate in altre economie in via di sviluppo.

Il cuore del piano prevede che ogni anno, a partire da subito, 80 milioni di persone ottengano l’accesso a soluzioni pulite per cucinare. È un ritmo sette volte più rapido di quello attuale, ma realizzabile. In particolare, il 60% dei nuovi accessi arriverà grazie al GPL (gas di petrolio liquefatto), mentre il resto sarà coperto da elettricità, bioetanolo, biogas e stufe a biomassa avanzata. Nelle città l’obiettivo dell’accesso universale sarà centrato entro il 2035, mentre nelle zone rurali il progresso sarà più graduale ma continuo fino al 2040.

Liberare tempo

Il costo di questa rivoluzione è circa 37 miliardi di dollari da qui al 2040, ovvero meno di 2 miliardi l’anno. Una cifra modesta se rapportata agli enormi benefici sociali, economici e ambientali che ne deriverebbero. Si tratta di investimenti per stufe e fornelli, bombole, reti di distribuzione del combustibile e infrastrutture elettriche.

Secondo le stime della IEA, eliminare i fuochi aperti significherebbe salvare oltre 4,7 milioni di vite nei prossimi quindici anni. Le donne e le ragazze, che oggi passano ore a raccogliere legna o a respirare fumi nocivi, potrebbero recuperare circa due ore al giorno. Un guadagno di tempo che equivale, su scala continentale, all’intero monte ore lavorativo della forza lavoro del Brasile. Inoltre, la filiera della cucina pulita creerebbe circa 460.000 nuovi posti di lavoro permanenti in Africa.

Il rilancio della cucina pulita in Africa ha trovato un punto di svolta nel maggio 2024 con il Summit organizzato a Parigi dalla IEA. L’incontro ha mobilitato oltre 2,2 miliardi di dollari in impegni da parte di governi, istituzioni multilaterali e attori privati. Di questi, oltre 470 milioni sono già stati erogati. Ma forse ancor più rilevante è stato il cambiamento politico: 10 dei 12 governi africani presenti hanno adottato nuove politiche nazionali sul tema, e oggi più del 70% degli africani privi di accesso vive in Paesi che hanno rafforzato i propri quadri normativi dopo il summit.

Un’ingiustizia energetica

“La mancanza di accesso alla cucina pulita è una delle più grandi ingiustizie energetiche del mondo”, ha dichiarato il direttore esecutivo della IEA, Fatih Birol. “La soluzione esiste, è conveniente e già disponibile. Serve solo la volontà di agire.”

E il 2025 potrebbe essere davvero un anno cruciale: la presidenza del G20 è affidata al Sudafrica, che ha l’occasione di fare della cucina pulita una priorità globale. La Dichiarazione di Dar es Salaam, firmata da 30 Capi di Stato e ora adottata ufficialmente dall’Unione Africana, è un segnale politico forte.

A differenza di altre misure energetiche, la transizione verso la cucina pulita ha effetti doppiamente positivi sul clima. È vero che l’uso di GPL e corrente elettrica può aumentare le emissioni energetiche, ma questi incrementi sono più che compensati dalla riduzione della combustione incompleta di biomasse e dalla minore pressione sulle foreste. Secondo la roadmap, entro il 2040 si eviterebbero ogni anno 540 milioni di tonnellate di gas serra: l’equivalente delle emissioni annuali dell’intera Unione Europea.

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