Nel viaggio più lungo, l’amico più fedele accanto. In attesa di nuove scoperte che portino le lancette della storia magari ancora più indietro nel tempo, è la tomba di Oberkassel – la zona è quella di Bonn, siamo in Germania – tra gli esempi più antichi di questa volontà. Ci racconta che già 14 mila anni fa il rapporto tra un essere umano e il proprio cane era talmente consolidato, profondo e radicato da portarlo a condividere parte della vita e a volte la morte.
In questa sepoltura gli archeologi hanno trovato i resti di un uomo, una donna e un cane. Peraltro, l’animale riporta segni di cure che durante la vita gli hanno permesso di superare malattie: un segno di accudimento che ci dice tanto di quel remoto rapporto.
La storia e la geografia restituiscono altre vicende lontane nel tempo e nei luoghi, tutte con un unico comune denominatore: il desiderio di non separarsi. Lo testimoniano i gatti della necropoli egizia di Saqqara o le tombe dell’età del Bronzo dei Monti Urali in cui i cani giacevano accanto ai loro padroni come nelle battute di caccia. Una volontà antica ma anche modernissima. Che si scontra con leggi e regolamenti che il più delle volte non permettono di realizzare quest’ultimo desiderio. In Italia, la Toscana apre alla possibilità di farlo.
Conto alla rovescia
Conto alla rovescia per il sì definitivo alla proposta di legge licenziata dalla commissione Sanità della Regione Toscana proprio in questi giorni. Un’iniziativa che permetterà la tumulazione degli animali d’affezione nei loculi dei loro proprietari: un atto di “civiltà e di sensibilità che va incontro ad esigenze affettive di molti cittadini” e garantisce contemporaneamente “la salute della comunità e dell’ambiente”, scrivono i proponenti (primo firmatario Andrea Ulmi del Gruppo Misto).
La proposta approda ora nell’aula del Consiglio regionale per l’approvazione definitiva che si presume – numeri alla mano – arrivi velocemente. Approvazione inoltre che farebbe entrare la Toscana nel gruppo, ristretto, delle amministrazioni che in Italia già prevedono che la tomba di famiglia si possa “allargare”. Perché se fino a qualche decennio fa era una piccola rivoluzione il cartello “animali ammessi” in bar e alberghi (oggi è così anche per molte catene di supermercati), adesso il perimetro del possibile si allarga.
Allora ricordiamo, schematicamente, dove le ceneri – badate bene, ceneri – degli animali d’affezione possono riposare accanto a chi li ha amati per tutta la vita: Lombardia, Piemonte, Liguria e, scendendo lungo lo Stivale, semaforo verde anche in Abruzzo e Calabria. Iniziative legislative regionali varate a partire dalla fine degli anni Novanta e proseguite perlopiù in questi primi decenni del Duemila a cui più o meno velocemente (o più o meno lentamente) i singoli Comuni si stanno adeguando. E sicuramente il processo andrà avanti ancora per molto.
Il Rosa Bonheur Memorial Park
Le amministrazioni territoriali nel nostro Paese si stanno interrogando sul tema da circa un quarto di secolo, quindi. In altre nazioni le cose sono andate diversamente. In età moderna, siamo negli anni Trenta del secolo scorso, uno dei primi luoghi in cui animali e proprietari ebbero la possibilità di condividere la tomba è il Rosa Bonheur Memorial Park, nel Maryland. Oggi non più attivo, ha però segnato una via. E una possibilità. Così oggi nel mondo – ancora assolutamente a macchia di leopardo – ci sono esperienze che vanno proprio nella direzione del cimitero intitolato alla pittrice francese che conquistò fama e onori non a caso per i suoi dipinti animalier.
Vediamo qualche esempio. Nel Regno Unito ci sono cimiteri specializzati in cui è possibile condividere il sepolcro col proprio animale. Esistono esempi di Whole-family cemeteries in Germania e Nuova Zelanda. In Giappone le richieste di sepolture condivise con pet sono sempre più numerose e spesso legate a pratiche rituali ma non esiste una normativa uniforme. In qualunque luogo, in qualunque tempo la volontà, in estrema sintesi, è sempre la stessa: quella di contrastare una separazione crudele.