12 Agosto 2025
/ 6.08.2025

Mattarella contro il nucleare

In occasione dell'80° anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, il presidente della Repubblica ha definito l’uso o la minaccia dell’uso di armi nucleari un “crimine contro l’umanità”. A Hiroshima, durante la cerimonia commemorativa, il sindaco Matsui ha rivolto un appello alle giovani generazioni e alla comunità internazionale mentre le voci dei sopravvissuti, sempre più rare, restano un monito universale

C’è un silenzio che attraversa i decenni e arriva dritto al cuore dell’umanità. È quello che ogni anno, il 6 agosto, riempie Hiroshima alle 8:15 del mattino, l’ora esatta in cui — ottant’anni fa — un bagliore accecante rase al suolo la città, trasformando in un inferno di fuoco e radiazioni la vita di oltre 140.000 persone. Ma oggi quel silenzio, più che mai, parla.

E a raccoglierne il significato profondo è anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in un messaggio ufficiale ha definito ribadito che “in uno scenario segnato da guerre, crescenti tensioni e contrapposizioni, occorre ribadire con forza che l’uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti nucleari appare crimine contro l’umanità. Quei tragici avvenimenti, le molteplici sofferenze patite dai sopravvissuti rimangono per l’umanità un monito che non può essere dimenticato. Nessuna guerra nucleare può essere combattuta o vinta, a meno di mettere a rischio la stessa esistenza della vita sul pianeta”.

Un monito che arriva in un momento particolarmente delicato. Le tensioni geopolitiche si moltiplicano: la guerra in Ucraina, il disastro umanitario in Medio Oriente, il riarmo della Corea del Nord, i rapporti sempre più tesi tra Usa e Cina. In questo clima — ha avvertito il segretario generale dell’Onu, António Guterres, “il rischio di un conflitto nucleare è tornato a crescere”.

I giovani guida per la pace

Nel Parco della Pace di Hiroshima, quest’anno, c’erano rappresentanti di 120 Paesi. Migliaia di persone si sono radunate davanti al Memoriale, dove il sindaco Kazumi Matsui ha pronunciato la tradizionale Dichiarazione di pace. Le sue parole, rivolte in particolare ai giovani, sono un appello alla responsabilità: “Le politiche errate sulla sicurezza e sulle armi nucleari possono avere conseguenze devastanti. I giovani devono guidare la società verso la pace”.

Ma mentre la città ricorda e invita al disarmo, il Giappone continua a vivere una contraddizione: pur essendo l’unico Paese ad aver subito un attacco nucleare, non ha ancora aderito al Trattato Onu che vieta esplicitamente le armi nucleari. Il governo giapponese, legato all’alleanza militare con gli Stati Uniti — potenza nucleare — non menziona quasi mai l’ipotesi di firmare il Tpnw, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari entrato in vigore nel 2021.

La voce dei sopravvissuti

Gli hibakusha, i sopravvissuti delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, sono oggi meno di 100.000. Hanno in media oltre 86 anni. Ma la loro testimonianza continua a essere una risorsa preziosa per le generazioni future. Lo ricorda anche il Nobel per la Pace 2024, assegnato al Nihon Hidankyo, l’organizzazione che da decenni raccoglie le loro voci e si batte per un mondo libero dal nucleare.

“Non possiamo più contare sul fatto che ci saranno sempre testimoni viventi. È il momento di rendere la memoria parte della cultura globale della pace”, ha detto oggi durante la cerimonia una portavoce del gruppo.

La doppia posizione dell’Italia

L’Italia, ha ricordato Mattarella, ribadisce il proprio impegno per un mondo libero da armi nucleari, attraverso la piena valorizzazione del Trattato di Non Proliferazione (Tnp). Ratificato nel 1975, il trattato impegna i Paesi non nucleari a non dotarsi dell’arma atomica e quelli che le possiedono a disarmare. Ma il processo è ancora ben lontano da una vera efficacia. Basti pensare che nel 2024, secondo l’Istituto Sipri, le testate nucleari operative nel mondo erano più di 12.100, con tendenza all’aumento. In Italia si trovano anche testate statunitensi nell’ambito del programma Nato di condivisione nucleare, presso le basi di Aviano e Ghedi. Un dettaglio che rende la posizione del nostro Paese doppiamente sensibile: impegnata a promuovere il disarmo, ma anche parte dell’architettura strategica occidentale.

Un bivio storico

L’anniversario di Hiroshima rappresenta uno spartiacque. Da una parte, un mondo che accetta il rischio nucleare come parte della sua “normalità strategica”. Dall’altra, un’umanità che si interroga sul senso della propria sopravvivenza. Mattarella ha scelto la seconda via, con parole che non lasciano spazio a interpretazioni: “L’annientamento dell’umanità: è questa la prospettiva che l’uso del nucleare ha posto dinanzi a tutti noi”.

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ponte sullo stretto 6ago25

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