C’è chi è finalmente riuscito ad abbattere decine di ville costruite dalla camorra sulla spiaggia. Chi ha scoperto una discarica abusiva di rifiuti anche speciali sull’Isola del Giglio. Chi i rifiuti italiani li ha individuati perfino in Ungheria e nella Repubblica Ceca. Chi ha bloccato gli affari sullo smaltimento illegale degli oli esausti, chi quello sul traffico di specie protette e chi quello dei gas refrigeranti pericolosi importanti illegalmente. È la bella e efficiente Italia in toga e in divisa che difende ambiente e legalità, combatte con grandi risultati ecomafie, ecocriminali e ecofurbi, tutela il territorio e gli uomini e le donne che lo abitano. Ambiente e uomo, “ecologia integrale”, direbbero Papa Francesco e Alex Langer. Storie esemplari che Legambiente e Libera hanno voluto riconoscere e far conoscere, ricordando anche i sacrifici personali e familiari di questi uomini e donne, col premio “Ambiente e legalità”, assegnato in occasione di Festambiente, il Festival nazionale di Legambiente che si tiene ogni estate a Rispescia (Grosseto) nel cuore della Maremma e che quest’anno (siamo alla XX edizione) è stato dedicato con forza anche al tema della pace. Così uno dei premi è stato assegnato a Padre Ibrahim Faltas, frate francescano, vicario della Custodia di Terra Santa e direttore del Collegio di Terra Santa di Betlemme, impegnato a promuovere la pace e la convivenza tra israeliani e palestinesi, anche nei momenti più drammatici, come la seconda Intifada e l’attuale tragedia di Gaza, facendo sentire forte la sua voce, denunciando che “da quasi due anni esseri umani disarmati, innocenti e indifesi muoiono e soffrono in modo disumano”.
Premiati anche due notissimi esponenti del mondo dello spettacolo: Pierfrancesco Diliberto – in arte Pif – per aver saputo coniugare “la denuncia documentata e puntuale delle attività criminali con le sue doti di narratore, capace di stigmatizzare in maniera ironica luoghi comuni, colpevoli sottovalutazioni e complicità”; Vasco Rossi “per il contributo artistico e civile a favore dell’ambiente, della pace e dell’antimafia sociale”. Ma protagonisti della giornata, premiati dai presidenti di Libera, don Luigi Ciotti, di Legambiente, Stefano Ciafani e del Forum del Terzo settore, Vanessa Pallucchi, sono stati i custodi dell’ambiente, presentati da Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente.
Il primo è il Procuratore della Repubblica di Santa Maria di Capua Vetere, Pierpaolo Bruni, che dopo una lunga prima linea in Calabria nel contrasto alla ‘ndrangheta, in due anni nel casertano ha colpito duramente non solo gli interessi della camorra ma soprattutto i silenzi, le omertà, le collusioni di chi avrebbe dovuto intervenire.
È il caso del sequestro e demolizione di oltre 70 immobili abusivi costruiti sulla costa in località Bagnara, nel Comune di Castel Volturno, 43 dei quali riconducibili al clan camorristico dei Belforte. Poi pochi giorni fa sempre a Castel Volturno il sequestro di uno stabilimento balneare della cui concessione è titolare Guido Zagaria condannato a 10 anni di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Concessione mai revocata dal comune malgrado la condanna. Due fatti che fanno dire al procuratore come “è evidente che di fronte a fatti così evidenti, conosciuti da tutti, l’inerzia di chi doveva intervenire è sicuramente molto grave”.
Ad aiutare a capire il fenomeno ecomafioso è un altro dei premiati, il maggiore Aldo Di Foggia, comandante della Sezione analisi del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica dell’Arma dei carabinieri, per il contributo all’analisi delle attività criminali connesse all’ambiente e per la collaborazione alla redazione del Rapporto Ecomafia di Legambiente. Così anche il ricercatore e saggista Andrea Carnì per la sua attività di studio e denuncia sul caso delle “navi dei veleni” e per l’impegno nella ricerca della verità sulla morte del capitano Natale De Grazia, avvenuta nel 1995 durante un’inchiesta sugli affondamenti di navi nel Mediterraneo.
Ci sono poi gli investigatori in prima linea come il Reparto Tutela Agroalimentare di Messina del Comando Tutela Agroalimentare dell’Arma dei carabinieri, per le indagini antimafia contro le frodi sui fondi agricoli comunitari e nella gestione del territorio nel comprensorio dei Nebrodi, commessi dalla famiglia mafiosa dei “tortoriciani”, la nota vicenda della “mafia dei pascoli”.
Ci spostiamo in Puglia per il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. di Lecce della Guardia di finanza, che ha condotto l’operazione “Fuori Gioco” su un gruppo mafioso della Sacra corona unita, che ha manifestato “la totale egemonia territoriale nello smaltimento dei rifiuti speciali”, tra i quali perfino olii esausti e di derivazione alimentare, realizzata attraverso aziende capaci di accaparrarsi, attraverso violenze e estorsioni, il monopolio del ricchissimo affare.
Il premio successivo unisce gruppi investigativi di varie regioni. Si tratta del Centro Anticrimine Natura di Udine del Comando Carabinieri Tutela Forestale e Parchi, il Gruppo Carabinieri Forestale di Perugia, la Soarda (Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno degli animali), Raggruppamento carabinieri Cites, Comando carabinieri biodiversità e il Nucleo Carabinieri Cites di Perugia, protagonisti dell’operazione “Turdus aureus” finalizzata al contrasto del traffico illegale di avifauna destinata ad uso come richiami vivi in ambito venatorio. Anche questo un ricchissimo affare, visto che un uccello usato come richiamo vivo per la caccia viene venduto anche a più di 400 euro.
Sequestrati, oltre a centinaia di animali, anche ingenti quantitativi di medicinali dopanti e strumenti medicali di somministrazione degli stessi (siringhe e pinze chirurgiche). Si tratta di farmaci aventi principi attivi a base di derivati del testosterone, aventi la capacità di indurre l’attività canora degli esemplari maschi, forzandone i tempi naturali. Gravissimi i danni scoperti dal Comando della Polizia locale di Pistoia, che ha fatto luce su una vasta discarica abusiva nell’area denominata “ex campo volo”, contenente centinaia di tonnellate di rifiuti urbani e speciali tra i quali numerosi materiali altamente pericolosi come amianto, lana minerale, scarti di pelle, pneumatici, bombolette di CO2 ed elio, toner esausto, tubi al neon, vernici contaminate, acidi, solventi e Raee (tra cui apparecchi refrigeranti, monitor e TV).
Rifiuti spesso oggetto di roghi illeciti, con un grave rischio per la salute pubblica, data la vicinanza al locale nosocomio. E non solo perché la discarica abusiva si trovava in prossimità di un corso d’acqua e nelle immediate vicinanze dei pozzi di Publiacqua, con gravissimi rischi per l’approvvigionamento idrico e la salubrità delle acque destinate al consumo. Eppure, l’area era stata più volte oggetto di onerosi interventi di ripristino a carico della collettività, per realizzarvi un parco giochi.
Restiamo in Toscana e esattamente nell’Isola del Giglio, in località “Scanderia”, l’Ufficio Circondariale Marittimo di Porto Santo Stefano del Corpo delle Capitanerie di Porto e il Nipaaf dei Carabinieri forestale di Grosseto, hanno scoperto l’occupazione di terreni demaniali, addirittura abusivamente recintati, da parte di ditte e soggetti, utilizzati per attività artigianali e produttive, quali rimessaggio e riparazioni barche e falegnameria, nonché come siti di deposito, stoccaggio e raccolta di rifiuti pericolosi e non, quali veicoli fuori uso, batterie al piombo esauste, rifiuti da demolizione, Raee, ferro e acciaio, piombo e ottone, in un’area soggetta a vincolo paesaggistico.
Sempre rifiuti nell’inchiesta della Squadra mobile di Frosinone della Polizia di Stato e del Nipaaf dell’Arma dei carabinieri di Frosinone svolta anche nelle province di Pordenone, Napoli, Viterbo e Roma, nonché in Ungheria e nella Repubblica Ceca. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Roma e supportata da attività tecniche, è partita dall’incendio dei locali di un’impresa del capoluogo ciociaro attiva nel settore del recupero e del riciclo di rifiuti solidi, urbani ed industriali. Le conseguenti attività hanno consentito di scoprire una strutturata organizzazione criminale, dedita all’illecito trattamento, stoccaggio e gestione del ciclo dei rifiuti, che, a seguito del già menzionato incendio, è stata delocalizzata presso un’impresa di Aviano (Padova), operante nel medesimo settore. Lì erano stati stoccati illecitamente, ingenti quantitativi di rifiuti misti, compresi quelli di origine ospedaliera e organici, falsamente indicati come plastiche e gomme.
Infine, l’Ufficio delle Dogane di Brindisi è riuscito a individuare e sequestrare diversi carichi di F-Gas provenienti illegalmente dalla Bulgaria, trasportati da autoarticolati imbarcati su navi arrivate dalla Grecia, nell’ambito dell’operazione denominata Khione4, che ha coinvolto le autorità doganali di 16 Stati membri dell’Ue, oltre a Turchia e Ucraina. Il Regolamento della Ue vieta la produzione di alcune categorie di questi gas climalteranti o ne prevede il contingentamento. L’operazione ha portato al sequestro di circa 4.100 bombole per un totale di 64.223 kg di merce introdotta sul territorio italiano in violazione alla normativa vigente. Complessivamente da maggio a ottobre 2024 sono state individuate irregolarità relative a spedizioni di bombole contenenti F-gas per un quantitativo pari a 163.000 kg corrispondente ad oltre 10.000 bombole.