26 Agosto 2025
/ 26.08.2025

Nel Mare del Nord la prima “banca di CO₂” del mondo. Ma i costi restano una sfida

Nel fondo del Mare del Nord è stato inaugurato il primo servizio commerciale al mondo di trasporto e stoccaggio del carbonio. La CO₂ catturata da cementifici, centrali e impianti industriali europei viene liquefatta, trasportata via nave e immagazzinata in profondità in acquiferi salini, offrendo una soluzione concreta per ridurre le emissioni delle industrie più difficili da decarbonizzare. Il progetto rappresenta un passo importante nella lotta alle emissioni industriali, ma le criticità economiche restano evidenti

Il consorzio internazionale Northern Lights, guidato da Equinor, Shell e TotalEnergies, ha annunciato la prima iniezione di CO₂ nei fondali del Mare del Nord, inaugurando il primo servizio commerciale al mondo di trasporto e stoccaggio del carbonio (CCS). La CO₂ catturata da cementifici, centrali e impianti industriali europei viene liquefatta, trasportata via nave fino al terminale di Øygarden, vicino a Bergen, e infine immagazzinata a 2.600 metri di profondità in acquiferi salini.

Il progetto rappresenta un passo importante nella lotta alle emissioni industriali, ma le criticità economiche restano evidenti. La tecnologia CCS è complessa e costosa: ogni operazione richiede infrastrutture sofisticate, navi dedicate, serbatoi di stoccaggio e pozzi di iniezione, costi che spesso superano l’alternativa più economica di acquistare permessi di emissione sul mercato europeo (ETS). Anche se il consorzio riceve un sostegno pubblico significativo dalla Norvegia e dall’Unione Europea, il prezzo per tonnellata di CO₂ stoccata rimane elevato, rendendo difficile la replicabilità su scala globale senza ulteriori incentivi.

Attualmente Northern Lights ha una capacità di stoccaggio di 1,5 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno, destinata a salire a 5 milioni entro la fine del decennio. Solo pochi impianti industriali europei hanno finora firmato contratti commerciali, tra cui il cementificio Heidelberg Materials, centrali a biomassa di Ørsted e impianti di ammoniaca di Yara. La diffusione su larga scala del CCS, spiegano gli esperti, dipenderà quindi non solo dalla tecnologia, ma dalla sostenibilità economica per i settori più energivori e difficili da decarbonizzare.

Secondo Arnaud Le Foll, direttore New Business – Neutralità Carbonica di TotalEnergies, il progetto rappresenta comunque una soluzione concreta per ridurre le emissioni, ma resta “una sfida convincere il mercato a sostenere costi elevati senza politiche e incentivi chiari”.

In sintesi, Northern Lights apre una nuova fase per la cattura e lo stoccaggio della CO₂, ma i costi elevati e la complessità operativa continuano a rappresentare un ostacolo significativo per la diffusione su larga scala di questa tecnologia innovativa.

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